Buste paga: in Emilia-Romagna si guadagna di più a Bologna e Parma, mentre Piacenza è indietro. Nelle due province in testa alla classifica regionale degli stipendi e ai vertici di quella nazionale un lavoratore dipendente nel 2021 ha incassato in media oltre 18.628 euro a Bologna e più di 18.175 a Parma. Poi è la volta di Reggio Emilia, terza con 16.912 euro, e di Modena, con oltre 16.572 euro. Distanti Forlì-Cesena (14.002) e Ravenna (12.133). Segue Piacenza, settima, che guida il gruppo in coda alla graduatoria regionale con poco più di 11.564 euro, davanti a Rimini (9.469) e Ferrara (7.855).
La top ten italiana
Il quadro emerge dalle elaborazioni provinciali realizzate dal Centro studi Tagliacarne di Unioncamere sulle voci che compongono il reddito disponibile (le risorse a disposizione delle famiglie per consumi e risparmio) a prezzi correnti. Nel 2021 la media italiana delle buste paga (compenso complessivo riconosciuto da un datore di lavoro a un dipendente) è di 12.473 euro. Nella classifica nazionale degli stipendi Bologna è al terzo posto, dopo Milano (30.464 euro) e Bolzano (18.942). Parma è in quarta posizione davanti a Roma (17.774); mentre Reggio, in sesta posizione, supera Firenze (16.686), e subito dopo Modena, ottava, fa meglio di Vicenza (16.451) e Genova (16.031) che chiude la top ten nazionale. Più indietro Forlì-Cesena, comunque al 18° posto; mentre Ravenna (31ª) è seguita da Piacenza, sul 39° gradino nazionale, prima di Rimini (58ª) e Ferrara (74ª).
Parma svetta anche per l’incremento degli stipendi nel triennio 2019-2021 con una crescita di 1.425 euro (+8,5%). Un aumento che vale la seconda piazza nazionale, dopo Milano (1.908 euro, +6,7%) e prima di Savona (1.282, +14,4%), mentre Piacenza si ferma a 675 euro (+6,2%). Sotto la Madonnina, se il costo della vita non perdona (come a Piacenza), i lavoratori dipendenti sono comunque i meglio pagati d’Italia. Con uno stipendio medio di 30.464 euro nel 2021, incassano due volte e mezzo la media nazionale di 12.473 euro; e nove volte più di quello che si guadagna a Rieti, fanalino di coda nella classifica retributiva nazionale (3.317 euro). Ma nel capoluogo lombardo il reddito da lavoro dipendente rappresenta oltre il 90% di quello disponibile, contro il 23,9% di Rieti e il 63,1% della media nazionale.
Note dolenti
Tornando in Emilia-Romagna, se Piacenza sconta anche la forte presenza di attività a basso reddito da lavoro come la logistica, Rimini e soprattutto Ferrara sono parte delle 22 province su 107 che sempre tra il 2019 e il 2021 hanno visto addirittura una riduzione del reddito da lavoro dipendente. In media 312 euro, a fronte di una crescita nazionale di circa 300 euro. In compagnia di province come Venezia, Firenze e Prato che hanno registrato riduzioni pesanti degli stipendi, da oltre 1.000 euro a testa.
Nord-Sud
In generale, per il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, “l’analisi dimostra che la geografia delle retribuzioni è diversificata territorialmente, e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud”. Infatti, “se confrontiamo la graduatoria del Pil pro capite, che misura la produzione della ricchezza, con quella delle retribuzioni, vediamo che nel primo caso praticamente tutte le ultime 30 posizioni sono appannaggio di province meridionali (con la sola eccezione di Rieti); mentre in quella delle retribuzioni pro capite troviamo ben 10 province del Centro-Nord, il che induce a riflettere sulle politiche dei redditi a livello locale”.
Tra 2019 e 2021, il peso in termini pro capite del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile è rimasto stabile intorno al 63%. Ma nel 2021 in 42 province su 107 (solo sei del Mezzogiorno) è aumentato, passando dal 68,7% nel 2019 al 69,7%. Nel complesso, per il Centro Studi Tagliacarne l’incidenza delle retribuzioni sulle entrate disponibili si rileva più marcata nelle città metropolitane (71,3%) meno nelle province (57,6%). Ai due estremi di questa forbice, come abbiamo visto, si trovano Rieti con il 23,9% e Milano con il 90,7%. Tanto che, se si stilasse una classifica del reddito disponibile al netto del reddito da lavoro dipendente, il capoluogo lombardo precipiterebbe all’ultimo posto in classifica con appena 3.131 euro a testa.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.