Economia

Ryanair, l’Italia e un problema chiamato lavoro

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Ryanair: non passa giorno che non emergano situazioni difficili, dove i lavoratori faticano per esercitare e far rispettare i loro diritti. L’ultima vicenda che ha “scandalizzato” politici e osservatori è quella della compagnia aerea irlandese. I dipendenti scioperano? Stiano attenti, risponde Ryanair, saranno puniti. Niente aumenti e promozioni se incroceranno le braccia il 15 dicembre. E subito si scatenano le reazioni, anche dal governo, che condannano le minacce della compagnia low cost.

Non solo Ryanair

Che soprattutto le aziende straniere abbiano preso l’Italia per una prateria da conquistare senza rispettare le regole, è un dubbio che viene anche guardando a quello che sta succedendo a Castel San Giovanni. Nell’hub di Amazon, in provincia di Piacenza, da tempo i dipendenti denunciano una situazione ai limiti del tollerabile ed è in corso un duro confronto sindacale. In più sono arrivati gli ispettori del lavoro. E dopo sei anni di attività di Amazon in Italia, il Garante delle comunicazioni si è “accorto” che c’è qualcosa che non va. Così ha intimato al colosso americano dell’e-commerce il rispetto delle normative del settore postale.

Ma non basta. Vogliamo parlare della più stagionata ma aggiornatissima Ikea, multinazionale della specchiata Svezia? Licenzia la mamma di un bambino disabile che per questo motivo non riesce a rispettare i turni dettati da un algoritmo che nessun dirigente in carne e ossa ha voglia di mettere in discussione.

Crisi e Jobs act

Insomma, al di là delle vicende nelle singole aziende, in pochi anni sono cambiate molte cose. Pesa la crisi con i suoi strascichi. Pesa l’innovazione tecnologica che minaccia i posti di lavoro con l’avvento dei robot. Pesa una riforma del lavoro che con il Jobs act produce soprattutto posti a tempo determinato. Quei posti “capestro” che mettono i lavoratori in una posizione di debolezza rispetto al passato. Si può rispondere che i lavoratori, fiancheggiati dai sindacati, forse prima abusavano dei loro diritti. E di certo qualcuno ne avrà approfittato e ne approfitta ancora, in particolare nel settore pubblico. Ma rincorrere le aziende, liberalizzando il mercato del lavoro senza dare nulla di più consistente in cambio, ha creato nuovi squilibri.

Un volo Ryanair e la Costituzione

L’aria che tira non è delle migliori, se anche il Papa usa parole forti, ricordando che il riposo è necessario e la domenica al lavoro è una vita da schiavi. Ma in questo clima il segnale più preoccupante forse arriva dai giovani. Esasperati dal precariato, da un lavoro “usa e getta”, se ne vanno all’estero, magari con un volo Ryanair, per costruirsi un futuro con qualche sicurezza in più.

Sono tutti campanelli d’allarme che suonano per dirci come le risposte della politica finora siano state inadeguate. Sembra di vivere in un Paese senza strategie per difendere e valorizzare le sue risorse umane. E le ultime vicende fanno riflettere soprattutto su un tema: la dignità del lavoro. Quel lavoro su cui per la Costituzione è fondata la nostra Repubblica. I tempi saranno anche cambiati, ma forse è da lì che bisogna ripartire.

 

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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