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Covid-19: a Piacenza servono altre strategie per fermare il contagio

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Piacenza sta perdendo la battaglia contro il Covid-19? La domanda nasce da un’altra giornata nera: oggi si contano 27 nuovi decessi e 119 positivi in più. Dunque, i totali continuano a crescere senza sosta: la città emiliana è arrivata 543 morti e 2.635 casi positivi. Numeri che accrescono nella cittadinanza di tutta la provincia il dolore per le perdite, ma anche la preoccupazione e l’insofferenza in rapporto all’efficacia delle misure di contenimento. Soprattutto dopo le ulteriori restrizioni decise dalla Regione Emilia-Romagna con l’Ordinanza 47 in vigore dal 24 marzo. Da allora sono passati giorni tragici: al 23 marzo i decessi erano 340 e i contagiati ufficiali 1.885. E quindi in soli 8 giorni si sono aggiunti 203 morti e 750 positivi in più.

I dati sono impressionanti anche in rapporto alla popolazione residente della provincia di Piacenza che conta circa 287mila abitanti (gennaio 2019). Ormai siamo a un caso positivo ogni 109 persone. Se poi si considera che arrivano ulteriori conferme sul rapporto tra i positivi effettivi rispetto a quelli ufficiali – che andrebbero moltiplicati per 10 – arriviamo oltre quota 26mila, con un contagiato ogni 11 persone. In pratica, ci sarebbe una persona infetta ogni 3-4 nuclei famigliari.

Sulle tracce del Covid-19

Serve quindi un’altra strategia sul territorio per andare a caccia del Covid-19? E cioè per trovare tutte quelle persone che continuano ad uscire per andare al lavoro o per fare la spesa senza sapere di essere contagiose, e che quindi una volta identificate vanno messe in isolamento o in quarantena?

Se non è possibile fare i test a tappeto, una delle strade da perseguire è quella di trovare dei nuovi filoni d’indagine sul territorio per stanare i contagiati. E uno di questi potrebbe essere quello dei morti della “zona grigia”. Di cosa stiamo parlando? Dei decessi avvenuti nello stesso periodo dell’epidemia e non ufficializzati per Covid-19, cosa che lascia liberi i famigliari e i contatti della vittima di continuare a circolare.

Il caso Nembro

Per chiarire questo approccio, prendiamo per esempio i dati del Comune bergamasco di Nembro (11mila abitanti) di cui ha parlato il suo sindaco, Claudio Cancelli. Nei 5 anni precedenti (2015-2019) i decessi nel mese di marzo erano stati in media 10-15. Nello stesso periodo del 2020, a marzo non ancora concluso, sono arrivati a 131, di cui solo 31 confermati ufficialmente per Covid-19. E gli altri? Sicuramente qualcuno sarà morto per motivi diversi; ma uno screening dedicato a quei nuclei famigliari e a quei contatti stretti delle vittime non ufficiali, sarebbe utile per capire se invece le cose siano andate in modo differente. E magari per scoprire a valle, grazie al tampone, che il Coronavirus ha colpito anche lì, identificando dei contagiati sfuggiti ai controlli, perché non hanno sintomi o non li hanno ancora manifestati.

Fare questo monitoraggio mirato, incrociando i dati sanitari e degli uffici dell’anagrafe anche a Piacenza e negli altri Comuni della provincia, potrebbe servire quindi ad identificare dei soggetti entrati con maggiore probabilità in contatto con il Covid-19. Un modello d’indagine da applicare velocemente e ovunque, perché il virus non aspetta e giorno dopo giorno continua a mietere nuove vittime.

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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