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Ballottaggio Tarasconi-Barbieri: tutti vogliono Sforza e Cugini, ma…

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Corrado Sforza Fogliani e Stefano Cugini

Corrado Sforza Fogliani e Stefano Cugini non sono al ballottaggio, ma a Piacenza non si parla che di loro. Sono gli uomini più corteggiati della città. Il 12 giugno hanno messo sul piatto oltre 7.500 voti. I 4.243 raccolti da Cugini (coalizione Alternativa per Piacenza, 10,7%) e i 3.292 raccolti da Sforza Fogliani (lista Liberali-Terzo Polo, 8,3%). Un bel bacino di consensi. E le due pretendenti al soglio di palazzo Mercanti, Katia Tarasconi e Patrizia Barbieri, non possono che guardarli con grande interesse.

Vero che gli elettori non sono più un insieme di truppe facilmente gestibile come un tempo; vero che al ballottaggio del 26 giugno non tutti di certo torneranno ai seggi; ma se da una parte o dall’altra arrivasse un apparentamento ufficiale (difficile e vedremo il perché), molte cose potrebbero cambiare. E comunque anche un indirizzo di voto chiaro da parte di Sforza e Cugini per l’una o per l’altra candidata sindaco, basato su un accordo ufficioso (più probabile), potrebbe aiutare eccome per la vittoria finale.

Iniziamo dalla linea di partenza dove sono posizionate le due candidate. Come sappiamo il centrosinistra è in pole position. Katia Tarasconi ha ottenuto il 39,93% dei consensi e 15.828 voti. Patrizia Barbieri insegue col suo 37,72% che di voti ne vale 14.952. Le due sono divise da meno di mille schede (876). E partiamo dal presupposto che per il momento Tarasconi guardi solo a Cugini e Barbieri solo a Sforza.

Numeri e consiglieri

Se prendiamo il pallottoliere, con il 10,7% di Cugini, Tarasconi farebbe bingo, superando la soglia del 50%, salutare viatico quantomeno psicologico per accelerare verso una vittoria che via via potrebbe diventare scontata. Ma qui la matematica conta relativamente. Per mettere a disposizione questo pacchetto di voti, di certo Cugini e ApP puntano ad un apparentamento ufficiale. Cosa significa? Che l’accordo va chiuso nero su bianco una settimana prima del voto, cioè entro domenica 19 giugno (ore 24). In caso di apparentamento ufficiale, il 26 giugno ai seggi gli elettori troveranno sulle nuove schede i simboli collegati.

Questo il piano formale. Nella sostanza significa che in caso di successo la coalizione targata Pd di Katia Tarasconi dovrà cedere quattro posti da consigliere comunale ai nuovi alleati. Tra i 20 seggi attribuiti col premio di maggioranza, oltre a quelli per Cugini e Luigi Rabuffi che siederebbero comunque a palazzo Mercanti, ci sarebbero quelli per Sergio Dagnino (lista 5 Stelle di ApP) e Giuseppe Castelnuovo (lista Europa verde di ApP).

Bene direte, e allora? Il gioco vale la candela, rinuncio a quattro seggi e divento sindaco. I dubbi però sono molti se non moltissimi. A palazzo Mercanti i consiglieri comunali sono 32. Vota anche il sindaco e siamo a 33. La maggioranza è di 17 voti. E quindi, se Tarasconi firmasse l’apparentamento ufficiale e diventasse sindaco, poi per qualsiasi via libera del Consiglio comunale dipenderebbe dal voto dei quattro seggi su 20 di ApP, guidati oltretutto da un esperto come Cugini, già capogruppo dem. Con loro contrari, una qualsiasi altra defezione costerebbe carissima, rischiando di paralizzare le politiche della Giunta Tarasconi. Tutto viaggerebbe sul filo del rasoio. E senza un patto di ferro Pd-ApP, si potrebbe arrivare a una nuova e insanabile frammentazione nella maggioranza di centrosinistra.

Se Atene piange, Sparta non ride

Discorso molto simile, se non lo stesso, per un apparentamento ufficiale tra Barbieri e Sforza. Se venisse stretto e Barbieri si riconfermasse per il secondo mandato, Sforza nella maggioranza a 20 seggi porterebbe con sé due consiglieri. A palazzo Mercanti con lui rientrerebbero infatti Filiberto Putzu e Antonio Levoni, i più votati della lista Liberali-Terzo Polo.

Qui le cose si complicherebbero anche per altri motivi. Putzu è stato uno degli assessori giubilati da Patrizia Barbieri nel 2018 e da allora non ha mai fatto mancare le sue critiche al sindaco e alla maggioranza di centrodestra. Levoni, già capogruppo dei Liberali in maggioranza, durante la scorsa amministrazione spesso ha avuto posizioni molto critiche sulle scelte della Giunta Barbieri.

Se poi aggiungiamo che tra le fila della Lega rientrerebbe anche l’altro ex assessore Massimo Polledri, vittima a sua volta della scure della Barberi quattro anni fa, è chiaro come in caso di vittoria del centrodestra grazie all’apparentamento ufficiale Barbieri-Sforza, il percorso anche in questo caso potrebbe rivelarsi molto accidentato senza i placet del leader storico dei Liberali. Con possibili accordi trasversali in Consiglio comunale a minare le scelte della nuova Giunta Barbieri.

Ai supplementari?

Il tempo stringe. Nel centrosinistra Carlo Berra, segretario provinciale del Pd, si è già detto contrario ad apparentamenti ufficiali. Altre voci di area dem, come quella dell’ex assessore Luigi Gazzola, invece tengono aperta la porta. E stasera ApP terrà un’assemblea per decidere che piede mettere avanti.

Nel centrodestra l’onorevole Tommaso Foti di Fratelli d’Italia ha già detto forte e chiaro che bisogna ricucire con i Liberali al più presto. E nelle prossime ore si dovrebbe tenere un incontro ai vertici con Barbieri e Sforza.

Le diplomazie non solo piacentine sono dunque al lavoro e i contatti si susseguono febbrili. Ma anche in caso di mancati apparentamenti ufficiali entro la mezzanotte di domenica 19 giugno, la partita non è chiusa. Restano i tempi supplementari: qualche altro giorno prima del ballottaggio per convincere Sforza e Cugini a dichiarare (o a non dichiarare) la loro preferenza per l’una o l’altra candidata anche senza i crismi dell’apparentamento ufficiale.

In questo caso potrebbero entrare in gioco e in modo ancor più pesante ulteriori accordi politici per il governo della città. Altre cariche di rilievo dentro e fuori Piacenza potrebbero essere messe sul piatto. Da quella del presidente del Consiglio comunale agli assessorati in Giunta. Senza dimenticare altri ambiti controllati dalla prossima Amministrazione come quelli dei diversi enti partecipati da palazzo Mercanti o di altro livello.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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