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Po: la Giornata dell’ambiente la dedichiamo al Grande Fiume. Ecco perché

Casa sul Po (foto di Mariadele Passera)

Il Po e le sue meraviglie. Spesso dimenticato, il Grande fiume è sempre una scoperta. E parlarne in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente ci sembra la cosa giusta da fare. Nel bene e nel male. Il Po infatti è uno straordinario patrimonio ambientale del nostro Paese, di cui purtroppo si parla poco. E che meriterebbe più attenzione. L’abbiamo appena percorso da Cremona all’Adriatico, in 2 giorni, fino a Porto Barricata e a Punta della Maestra. Poi, al ritorno, in altre 2 giornate, abbiamo risalito anche l’idrovia Tartaro-Fissaro-Canalbianco, con le sue conche. Che cosa abbiamo trovato? Un ambiente straordinario, sotto il profilo naturalistico e umano. Spiagge e rive di una bellezza mozzafiato. Punteggiate da campanili e da case che occhieggiano dal verde delle sponde. E che rapiscono lo sguardo.

Po, un’impressione positiva

Come sta il Grande Fiume? L’impressione è che le cose non vadano poi tanto male. Allo sguardo di chi lo naviga sembra abbastanza pulito, di certo più che in passato. Ricco di pesce, che si scorge anche dalla superficie dell’acqua. Ricco di flora e di fauna selvatica che ti accompagnano lungo il percorso. Vivo, a tratti selvaggio e con scorci e panorami che non hanno nulla da invidiare a località ben più blasonate. Da Cremona a Boretto e poi fino a Ro Ferrarese, svela tratti maestosi. Anse sinuose a perdita d’occhio come quella di Casalmaggiore. Poi si scende lungo sponde solitarie, dove la natura sembra padrona assoluta. E l’uomo? Spesso è gentile, disponibile, ospitale. E rispettoso del Po e del suo ambiente. Come nel caso di Daniele e Massimo Vitaloni, che al Centro nautico Piacenza hanno preparato la nostra imbarcazione. Di Diego Tarozzi, titolare dell’omonimo centro nautico vicino a Cremona, da dove siamo partiti. E di Antonio Bertellini e del suo approdo a Bagnolo San Vito, nel tratto mantovano del Grande Fiume. Un luogo semplice ma pieno di magia, quello di Antonio. Informazioni, servizio e tutela dell’ambiente. A partire da una rigorosa raccolta differenziata applicata nel porto turistico. Poi ci sono angoli come Ro Ferrarese, dove si celebra Riccardo Bacchelli, il suo Mulino del Po e la tradizione del Grande Fiume. Anche qui c’è cortesia e discrezione verso il viaggiatore che si avvicina al Delta. E la corsa continua fino al mare, sempre tra scenari che sembrano dipinti da grandi paesaggisti, passando l’entrata del Po di Goro, fino alla Sacca degli Scardovari e a Porto Barricata. Ma qui cambia tutto. In pochi chilometri o miglia nautiche, il Delta e i suoi canneti, avvicinandosi al mare, lasciano il posto al classico turismo balneare della costa.

I problemi? Ci sono e vanno risolti

Lo stupore per queste meraviglie non cancella però altri appunti di viaggio. Vogliamo parlare del Po nel bene e nel male dicevamo all’inizio. L’ambiente dà netti segnali di miglioramento. E la balneabilità del fiume, se si va avanti così, presto potrebbe non essere più un miraggio, con chiari vantaggi turistici. Ma la sensazione di insicurezza che si prova a navigare sul fiume la senti. Ti guardi attorno e qualche piccola discarica abusiva c’è ancora. E vedi pescatori di tutti i tipi, italiani e stranieri. Qualcuno chiaramente scocciato dalla tua presenza. Così capisci perché il bracconaggio continua ad essere un grosso problema. E perché i furti di barche e motori fuoribordo sono sempre agli onori della cronaca. In 4 giorni di navigazione non abbiamo incontrato un’imbarcazione delle forze dell’ordine. Né visto alcun controllo a chi pratica tipi di pesca vietata. Ad esempio con lenze tese pericolosamente per decine e decine di metri lungo le rotte del fiume. Una pratica in uso anche sul Canalbianco, dove vengono utilizzate dai pescatori da una sponda all’altra del canale, incuranti di chi percorre lo specchio d’acqua. Lungo l’idrovia, il servizio alla navigazione delle conche è ineccepibile, con personale disponibile e preparato, compreso quello che gestisce la conca di San Leone che ridà accesso al Po. Ma questi operatori nulla possono fare contro le pessime abitudini dei pescatori o di chi butta i rifiuti nell’acqua, ben visibili, per esempio alla conca di Bussari.

Sul Po serve la Polizia fluviale

Insomma, servono più risorse per garantire maggiori e migliori controlli. E non solo ambientali. La sensazione è che il Po sia diventato una sorta di zona franca, dove chiunque può fare ciò che vuole. Droga, armi, persone possono essere trasportati passandola liscia. Noi avremmo potuto farlo. E in tempi di terrorismo e criminalità come quelli che viviamo, per i malviventi il Po rappresenta una bella soluzione: una via d’acqua che consente di arrivare dal Piemonte all’Adriatico e viceversa senza problemi. Manca quindi una vera Polizia fluviale in grado di vigilare a 360 gradi sulla sicurezza del territorio e sull’ambiente. Per tutelare chi vive sul Grande Fiume. E per rilanciare questo straordinario pezzo d’Italia che ha grandi potenzialità turistiche e commerciali.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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