Salvini è nei guai, naturalmente nel senso buono del termine. Come mai? Perché ha un’alternativa che di ora in ora diventa sempre più concreta. Buttare alle ortiche le trattative con Di Maio e cambiare rotta in modo risoluto verso il voto. Al più presto, anche con il Rosatellum così com’è.
Salvini e palazzo di Giustizia
Ancora una volta si può dire che sia stato un tribunale a cambiare lo scenario politico italiano. E ancora una volta è stato quello di Milano. La riabilitazione di Berlusconi e la possibilità che torni a candidarsi a pieno titolo per il Parlamento ha fatto sobbalzare gli indicatori dei sondaggi. Forza Italia con Berlusconi in sella vale tra i 3 e i 5 punti in più di quell’asfittico 14% del 4 marzo. E la Lega d’altro canto è lanciatissima. Secondo alcuni rilevamenti viaggia verso il 25% delle intenzioni di voto. Metteteci il 4% e rotti di Fratelli d’Italia e il gioco è fatto.
Anche con la pessima legge elettorale di oggi, il centrodestra probabilmente diventerebbe il padrone del campo, superando ampiamente il 40% dei suffragi. Con una maggioranza parlamentare senza se e senza ma, di fronte alla quale anche il più agguerrito dei Mattarella avrebbe ben poco da dire e da fare.
Bruxelles e il raccolto d’autunno
A questo punto, in autunno, la data più probabile del voto anticipato, Salvini sarebbe a tutti gli effetti il leader di un centrodestra di nuovo unito e stravincente. Il padrone in casa propria e non il socio di minoranza in una fragile alleanza parlamentare con i 5 Stelle. E così potrebbe ricevere l’incarico dal Quirinale per formare il governo del centrodestra senza pastrocchi giallo-verdi.
Una situazione di certo più accettabile anche per Bruxelles, che vedrebbe nel Berlusconi redivivo un argine contro il “populismo sovranista”, che oggi agita i sonni degli euroburocrati. E in questo caso magari Bruxelles, con i buoni uffici del leader di Arcore insediato alla Farnesina, chiuderebbe volentieri un occhio sui vincoli di bilancio. Per dare spazio alla flat tax e a una sostanziale correzione della legge Fornero. Lasciando perdere “l’indigesto” reddito di cittadinanza, che però alla fine è figlio legittimo solo dei 5 Stelle.
Salvini: ultima chiamata per Di Maio
Insomma, per il leader di via Bellerio si potrebbe profilare un ritorno alle origini dopo una fuga in avanti che sta mostrando la corda. A partire dalla difficoltà di trovare un premier condiviso e credibile per il governo giallo-verde. Vedremo se il palesarsi di questo scenario muoverà a più miti consigli i 5 Stelle nella trattativa con la Lega, per far patire ad ogni costo l’esecutivo con Salvini. Perché ormai è chiaro: in questa partita è Di Maio che si gioca tutto, sia fuori che dentro il Movimento 5 Stelle.
A ben guardare, però, il pallino è nelle mani di Salvini. Un dilemma che se vogliamo sa un po’ di antica saggezza contadina: meglio un uovo oggi con Di Maio o una gallina domani con Berlusconi?
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.