Rifiuti: il mare ormai è invaso dalla plastica e questo è di dominio pubblico. Un allarme che è diventato un’emergenza vera. In tanti stanno provando ad affrontarla, ma finora con pochi risultati, perché raccoglierli tra i flutti degli oceani, ma anche del Mediterraneo, comporta molti problemi, tra moto ondoso e correnti difficili da contrastare.
E allora, che fare? Un’idea che ha tutte le carte in regola per essere vincente è venuta a due giovani ingegneri italiani, Fabio Dalmonte, faentino, e Mauro Nardocci, romano. Un’idea di una semplicità straordinaria: pulire i fiumi per proteggere gli oceani. E cioè bloccare i rifiuti di plastica prima che arrivino al mare. Il tutto in un contesto più tranquillo e governabile dalla mano dell’uomo come quello fluviale. Con un altro vantaggio: si tratta di un problema relativamente circoscritto. Si calcola infatti che una ventina di grandi fiumi nel mondo depositino negli oceani oltre l’88% del totale dei rifiuti di plastica.
Dalmonte, 36enne e londinese d’adozione, racconta a repubblica.it che l’idea gli è venuta a Giacarta dove si trovava per lavoro. La capitale indonesiana è attraversata dal Ciliwung, che trasporta verso il mare un’infinità di plastica, gettata nell’acqua dagli abitanti come accade per tanti altri fiumi del continente asiatico invasi dai rifiuti.
Nasce Seads
Così l’ingegnere ha fondato Seads (Sea Defence Solutions). E insieme con Nardocci, 38enne che vive a New York, ha progettato un sistema di barriere mobili. Accoppiate e posizionate in obliquo sulle sponde, le due paratie sostengono una tenda in plastica riciclata. La tenda è calata in acqua per un metro di profondità, una misura sufficiente a bloccare gran parte dei rifiuti che viaggiano galleggiando sulla superficie.
Plastica e lavoro
Grazie alla corrente del fiume, i rifiuti passano da una barriera all’altra e vengono spinti a riva in un centro di raccolta dove potranno essere selezionati e avviati al riciclo. Un’attività che soprattutto nei Paesi più poveri vede già impegnate molte comunità locali. Potrebbe così essere ben accetta e migliorare le loro condizioni economiche.
Ambiente tutelato
Le barriere di Seads, adatte a qualsiasi fiume, hanno un altro vantaggio fondamentale. Non impattano sull’ambiente e sulla vita di pesci e animali, che le possono superare facilmente passando sopra e sotto. Il tratto del fiume interessato dalla presenza delle paratie resta naturalmente navigabile. Ancorate alle sponde, le barriere si aprono a bandiera con un sistema elettromeccanico, che interviene anche in caso di piena e al passaggio di grandi detriti, come i tronchi degli alberi.
Rifiuti e investimenti
Ma quanto costa un impianto del genere? Circa 40mila euro. Dalmonte e Nardocci hanno realizzato il loro sistema in collaborazione con l’Università di Firenze e quella di West Scotland. Nel frattempo, a Bangor hanno già chiesto un prototipo da inserire lungo il corso dell’indonesiano Ciliwung. Ma presto vedremo le barriere di Seads all’opera anche da noi, visto che un prototipo sarà testato lungo un affluente del fiume Reno.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.