Venerdì Piacentini: un successo vero oppure no? Tanto fumo e poco arrosto o viceversa? E se davvero da anni sono un successo, perché non prenderli come esempio per sviluppare altre iniziative di marketing territoriale? Sono domande che in molti si fanno a Piacenza, dopo aver visto l’ennesima calata soprattutto di giovani in centro storico che si è conclusa venerdì scorso.
Così abbiamo girato la palla a Nicola Bellotti, il patron di Blacklemon e inventore dei Venerdì Piacentini. L’intervista però, tanto per essere chiari, merita una doverosa premessa: la nostra testata lo scorso maggio ha pubblicato insieme con Blacklemon il magazine “Re Giorgio”, dedicato alla laurea conferita al grande stilista dall’Università Cattolica.
Bellotti, è soddisfatto dell’ultima edizione dei Venerdì Piacentini?
“Sì, e per prima cosa, voglio sottolineare che l’edizione 2023 si è aperta con una serata da record assoluto”.
Di che numeri stiamo parlando?
“Il 23 giugno, a Piacenza abbiamo riscontrato oltre 60.000 presenze calcolate in base alle rilevazioni fotografiche nelle varie aree del centro e in base al confronto con le 10 edizioni precedenti. Non abbiamo mai visto così tanta gente in tutto il centro, anche nelle vie laterali”.
Senta, una volta per tutte, ci spiega come fate a conteggiare queste presenze, che a volte sembrano sparate e lasciano perplessi alcuni osservatori anche del settore?
“Guardi, per capire se la serata farà numeri importanti, prima delle rilevazioni ufficiali, andiamo a barriera Milano e guardiamo se c’è coda sul ponte negli orari chiave. Se dal casello autostradale in poi c’è coda, significa che tanti turisti si riverseranno in città. Poi monitoriamo i parcheggi; raccogliamo i dati dei passaggi davanti alle vetrine e del numero di scontrini battuti nei nostri negozi campione”.
Altro?
“I nostri steward dispongono di app per contare le persone ai varchi; e anche in base alla loro esperienza già in serata sappiamo se le cose sono andate meglio o peggio rispetto agli anni passati. Noi lavoriamo così e poi sulla base di tutto ciò elaboriamo le nostre valutazioni. Sfido chiunque ad essere più preciso. E se permette vorrei aggiungere una cosa sull’ultima edizione.”.
Prego, ci dica.
“È stato un peccato dover annullare la seconda serata per il maltempo, altrimenti probabilmente avremmo raggiunto le 300.000 presenze complessive. La beffa è che poi, in serata, ha smesso di piovere. Ma nell’arco della giornata ha diluviato e i musicisti (alcuni dovevano arrivare dalla Svizzera), gli artisti circensi e quasi tutti gli sponsor ci hanno via via chiamato per dirci che non sarebbero venuti. Per allestire i palchi, poi, sono necessarie ore… Insomma è stata una scelta obbligata”.
Alcuni giornali di Milano e di Brescia hanno definito i Venerdì Piacentini la risposta emiliana alla Notte Rosa romagnola: non le sembra un po’ troppo?
“In effetti non c’è in Emilia un’altra manifestazione en plan air che faccia gli stessi numeri dei Venerdì Piacentini. Il paragone, poi, è abbastanza calzante dal momento che il festival piacentino, come quello in riviera adriatica, prevede una molteplicità di eventi diffusi che coinvolgono un gran numero di esercizi privati per realizzare un programma corale”.
E a Piacenza non c’è il mare…
“Certo, ma abbiamo la fortuna di trovarci in una posizione fortunata sulla carta geografica; e di poter offrire, oltre ad un territorio magnifico per mille ragioni, un’assaggio di ‘vacanze estive’ a tante città molto importanti, come Milano e Brescia; ma anche a tutte le province confinanti, come Lodi, Cremona, Pavia, Parma, Alessandria”.
Sempre i vostri estimatori, sostengono che i Venerdì Piacentini sono il miglior ambasciatore del brand Piacenza: anche qui, non le sembra esagerato?
“L’ha scritto un giornale di Parma e già questo per i campanilisti potrebbe essere una soddisfazione sufficiente… Ma al di là delle battute, le spiego: abbiamo creato questo format ormai 13 anni fa, partendo da un punto di vista ribaltato rispetto alla norma. L’obiettivo dei Venerdì Piacentini era (ed è ancora) quello di creare un indotto economico per le attività commerciali del centro storico che sono in sofferenza. Per fare in modo che tante persone facessero acquisti in centro abbiamo scelto di puntare tutto sul turismo”.
In che modo?
“Investendo il 90% del budget destinato alla promozione dei Venerdì Piacentini fuori dal nostro territorio. Prima del nostro festival si faceva comunicazione solo sulla provincia di Piacenza”.
E adesso, invece?
“Nelle ultime 5 settimane, per darle un dato concreto, grazie al festival oltre 3 milioni di persone hanno parlato di Piacenza su Facebook e Instagram, o sono state raggiunte da un messaggio promozionale”.
Per lei è un successo sul piano del marketing territoriale?
“Sì, ma non basta. Per fare davvero marketing territoriale serve una regia che veda il sistema privato al centro e il sistema pubblico a supporto. Si parla di marketing territoriale spesso a sproposito, pensando che Stato, Regione o Comuni debbano fare ciò che invece spetta al sistema privato. Non si possono affidare al pubblico iniziative imprenditoriali. Il fatto che i Venerdì Piacentini siano un festival privato, di proprietà di un’azienda, e che trovino i propri finanziamenti tra aziende private del territorio, è la chiave di tutto”.
Quindi, il Comune di Piacenza non ha alcun merito?
“Altroché, ha meriti importanti. Abbiamo bisogno del suo supporto prima di tutto perché lavoriamo su suolo pubblico, ma soprattutto perché le nostre attività impattano su viabilità, sicurezza e ordine pubblico. Il problema resta fare sistema”.
In che senso?
“Al di là degli slogan troppo spesso abusati, dico fare sistema per davvero, coinvolgendo commercianti, artigiani, esercenti, aziende, associazioni; e soprattutto mantenendo saldamente le redini del progetto e puntando sempre all’obiettivo di portare un indotto economico a Piacenza da altre regioni”.
Sì, tanta gente ma poca cultura, dicono i critici dei Venerdì Piacentini.
“Le rispondo così: secondo una ricerca dell’Università Cattolica, i Venerdì Piacentini, per il ruolo di promozione di musica, teatro, arti di strada e degli artisti locali, sono considerati l’iniziativa culturale più importante di Piacenza”.
Addirittura…
“A pensarla così sono l’81,8% dei giovani intervistati, il 50,2% degli adulti e il 38% degli anziani. Questa ricerca ha fatto scalpore perché i Venerdì Piacentini sono il classico festival popolare, una sorta di ‘varietà’ diffuso. Ma c’è un motivo, secondo me, che spinge quasi tutti i giovani ad attribuire un ruolo ‘culturale’ al nostro festival”.
Quale sarebbe?
“Noi portiamo musica di tutti i generi, danza, teatro, spettacoli circensi, letture e molti altri esempi di cultura in mezzo alle persone. Diamo loro un assaggio di ciò che la cultura può essere, invitandoli ad approfondire. Pensi a quando abbiamo fatto i Carmina Burana davanti al Duomo, con un successo di pubblico straordinario”.
A leggere i commenti sui social, in molti dicono che bisognerebbe fare più serate, magari con Venerdì Piacentini per tutta l’estate.
“Abbiamo riflettuto moltissimo sull’argomento e sono convinto che si finirebbe per diluire gli afflussi, riducendo l’indotto. Natale è speciale perché arriva una sola volta all’anno, ma se fosse Natale tutti i mesi sarebbe la stessa cosa?”
Bellotti, parliamo di soldi che alla fine, e che piaccia o no, sono il motore di tutto…
“Noi raccogliamo circa 100mila euro di sponsorizzazioni per fare i Venerdì Piacentini. Dobbiamo pagare gli artisti, occuparci della sicurezza, degli allestimenti, e dei disallestimenti (tutti nella notte perché il giorno dopo c’è il mercato), dei service; dobbiamo pagare tutte le spese burocratiche, la Siae, fideiussioni, assicurazioni, cauzioni, tasse e gabelle varie. E dobbiamo guadagnarci qualcosa, essendo un’azienda che lo fa per lavoro e non una onlus. Il grosso delle spese sono fisse per ogni serata, indipendentemente dal programma; 100mila euro significano 20mila per ogni serata. E se le serate fossero 10 invece che 5, sarebbero 10mila di budget per serata. Torneremmo a fare solo uno spettacolo in una piazza, e basta. Insomma, crollerebbe tutto”.
Beh, insomma lo dico io: lei è proprio un buon samaritano.
“Non del tutto, qualcosa si guadagna, ma se si dovesse mettere sulla bilancia l’impegno e le responsabilità che ci prendiamo, i Venerdì Piacentini sarebbero un lontano ricordo”.
Quindi, che fare?
“Dico che la formula dei Venerdì Piacentini non è in discussione… Ma può essere un modello di business per far crescere Piacenza e la sua provincia a 360 gradi. E mi creda, la città e il suo territorio ne hanno davvero bisogno per il bene di tutti, a partire da quello dei nostri ragazzi”.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.