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Cina: non facciamoci illusioni, da due millenni è al centro del mondo

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Il presidente cinese Xi Jinping

Cina: sta per sbarcare a Roma l’ultimo imperatore del Celeste impero. Per chi non l’avesse ancora capito, il vero imperatore del terzo millennio. Xi Jinping oggi è infatti l’uomo più potente della Terra. Più del “nemico” Trump, perché dopo l’ultimo congresso del Partito comunista cinese il suo mandato a capo di tutto – Stato, Esercito e Partito – è diventato a vita. Nemmeno il mitico Mao Zedong (formalmente) aveva avuto così tanto potere nel secolo scorso. E soprattutto la Cina di allora non aveva la forza di oggi.

A lezione dalla Storia

La Cina di oggi è tornata al centro dei giochi. Una posizione dove è stata per un paio di millenni ben chiara ai cinesi, che da sempre chiamano il loro Paese Zhōngguó. Tradotto: Paese di mezzo. Una visione del mondo ripresa anche sui planisferi di Pechino, che mettono al centro della carta geografica i confini cinesi e tutto il resto attorno.

Sì, perché ci piaccia o no, noi siamo il resto. Forse prima, in assenza delle odierne tecnologie, non sapevamo di esserlo; ma per secoli, da quel 221 avanti Cristo quando è nata la Cina, via via lo siamo diventati. Perlomeno, economicamente parlando, fino alla Guerra dell’oppio (1839). Oggi ci scandalizziamo per l’invasione dei prodotti cinesi sui nostri mercati. Ma gli storici per esempio hanno calcolato che dalla scoperta dell’America (1492) fino all’800, l’Europa ha speso almeno la metà dei proventi della spoliazione del nuovo continente per comprare merci cinesi dai mercanti arabi. Seta, cotone e riso, oggetti preziosi e tanto altro, alimentando la florida economia del Paese di mezzo.

Agricoltura e Stato

In epoca preindustriale, e quindi quando è l’economia agricola a determinare il benessere, un contadino cinese vive infatti molto meglio dell’omologo francese che nel 1789 fa la rivoluzione. E questo grazie a una rete organizzativa capillare, garantita dallo Stato a partire dai villaggi nelle campagne. Quello Stato cinese, strutturato nelle sue fondamenta durante la dinastia Han (206 a.C.- 220), che quando viene scoperto dagli illuministi nel XVIII secolo fa gridare al miracolo. La Cina per loro diventa il Paese della Scienza politica. Un fenomeno culturale e di organizzazione sociale da studiare a fondo, risultato della millenaria burocrazia celeste e non di un mandato divino, tipico delle monarchie europee, anche se l’imperatore è chiamato “Figlio del cielo”.

È uno Stato scosso da periodiche turbolenze, ma capace di rigenerarsi e di rinascere sempre dalle sue ceneri. Quando la corruzione e le malversazioni alla corte dell’imperatore e nelle province del Paese prendono il sopravvento, i contadini cinesi si ribellano con sanguinose rivoluzioni, mettendo sul trono una nuova dinastia. Tutto così riparte dalla ridistribuzione delle terre alla base di una nuova perequazione sociale.

Ma la Cina naturalmente non è solo agricoltura. Nei suoi momenti di splendore, ogni dinastia si culla nelle arti e la scienza dà risultati straordinari. In Cina per esempio hanno inventato la carta, la bussola, e (purtroppo) la polvere da sparo. Hanno inventato la cartamoneta e la stampa (ma a loro non serviva perché non hanno un alfabeto).

Burocrazia celeste

Al centro di tutto il sistema cinese, che nei secoli amplia i suoi confini geografici, come dicevamo c’è la burocrazia celeste. Ha il compito di applicare e far rispettare le leggi dello Stato con una rete di funzionari locali, i mandarini, o meglio i funzionari letterati. Alla carica si arriva attraverso una serie di concorsi pubblici (sì, hanno inventato pure quelli, in parallelo ai romani) che richiedono anni e anni di studi.

Il funzionario del governo statale è infatti soprattutto un uomo colto e raffinato. Un conoscitore dell’animo umano, che però deve gestire cose molto pratiche. Il lavoro delle campagne, i granai pubblici, la manutenzione delle reti irrigue e delle strade, la riscossione delle imposte. In una parola, deve garantire il benessere dei suoi amministrati senza commettere ingiustizie, a tutela della coesione sociale.

Ma il sistema ha un difetto. Perché un mandarino per diventare tale ha studiato decenni fin da bambino, in molti casi prosciugando le risorse familiari. E quindi, arrivato al potere, capita che alla sua cerchia riservi favori compensativi, che quando diventano intollerabili si trasformano nella miccia della ribellione popolare.

Cina: il ciclo continua

In questo modo, raccontato con ovvie semplificazioni, per oltre duemila anni la Cina ha disegnato ciclicamente la sua storia quasi senza soluzione di continuità. Sostanzialmente, solo un paio di intermezzi esterni hanno interrotto questo lunghissimo periodo. La dominazione della dinastia mongola degli Yuan, iniziata nel XIII secolo e durata un centinaio di anni. E il periodo cominciato in quel 1839, con le influenze straniere sull’ultima dinastia Qing (caduta nel 1911), e terminato con l’avvento del Partito comunista nel 1949. In fondo poca cosa, guardando al resto e arrivando a oggi.

Perché non sbagliamoci, il Partito comunista cinese è solo l’ennesima dinastia arrivata al potere, come sosteneva pochi anni dopo la nascita della Repubblica popolare Étienne Balazs, uno dei più grandi sinologi di sempre. Erano cambiati i canoni di coesione, ma per lo studioso ungherese il meccanismo era rimasto lo stesso.

Come non dargli ragione? In 70 anni il Partito comunista cinese – commettendo anche errori sanguinosi e tra mille lotte intestine – ha rimesso in piedi un Paese prostrato dall’invasione giapponese e dilaniato dalla guerra civile. Prima sfruttando i rigidi dettami marxisti e poi aprendo all’economia di mercato. Un cammino che oggi ha riportato la Cina al centro del mondo da tutti i punti di vista: economico, finanziario, tecnologico e militare.

Niente illusioni

E allora non facciamoci illusioni guardando al particolare del quadro. Non è che blindando l’accordo che sarà firmato a Roma sulla Nuova via della seta, per accontentare gli alleati occidentali, cambieremo di molto le cose. Guardando al futuro con gli occhi della Storia è solo questione di tempo: la Cina non può essere battuta, ma solo contenuta e assecondata con adeguate garanzie. Ed essere al fianco del Dragone è meglio che averlo di fronte.

 

 

 

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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