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L’energia eolica può cambiare il vento per economia, ambiente e lavoro. Ecco perché

Il parco Eolico di Tocco di Casauria (Pe)

L’energia eolica in Italia ha grandi potenzialità. E un colpo d’acceleratore alla produzione d’elettricità attraverso questa fonte rinnovabile darebbe risultati importanti. Al 2030 si potrebbero risparmiare quasi 50 milioni di barili di petrolio l’anno. E si potrebbe evitare la produzione di 25 milioni di tonnellate di anidride carbonica e di migliaia di tonnellate di polveri, ossidi di azoto e di zolfo. Senza dimenticare un’importante ricaduta sul piano occupazionale. A sostenere questa tesi è l’Anev, l’Associazione nazionale energia del vento. Ma andiamo con ordine e vediamo come sarebbe possibile realizzare questi obiettivi.

L’energia eolica in Italia

Alla fine del 2016 in Italia risultano installati 6.615 aerogeneratori on-shore (su terra ferma) di varia taglia. Il totale della potenza eolica è di circa 9.250 MegaWatt (MW) in crescita del 3,4% sul 2015. La quota di energia prodotta lo scorso anno è stata di circa 15,5 TeraWattora (TWh), pari al fabbisogno domestico di circa 16 milioni di persone. Grazie all’energia prodotta dal vento abbiamo risparmiato 21 milioni di barili di petrolio ed evitato di immettere in atmosfera 11 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Il flusso finanziario complessivo è stato di 3,5 miliardi di euro con l’impiego di 26mila addetti.

Europa e resto del mondo

In Europa sono installati 161.330 MW. E prima di noi ci sono Germania, con oltre 50mila MW, Spagna (23.075 MW), Regno Unito (14.542 MW) e Francia (12.065). Nel resto del mondo sono presenti 310.287 MW eolici, di cui oltre 168mila ubicati in Cina.

Il report dell’Anev

L’Anev ha preparato uno studio sulle potenzialità eoliche italiane in relazione agli obiettivi europei in materia di energia e clima al 2030. Dal report risulta che nel nostro Paese potrebbero essere installati entro quella data 17.150 MW eolici di cui 950 off-shore (in mare) e 400 minieolici (prevedono aerogeneratori inferiori ai 100 kW). Il tutto permetterebbe di raggiungere una produzione di 36,46 TWh, pari a 606 kWh pro-capite.

I vantaggi economici

17.150 MW eolici al 2030, sottolinea l’Anev, consentirebbero “di risparmiare su base annua quasi 50 milioni di barili di petrolio”. L’Italia attualmente importa oltre il 13% del suo fabbisogno di energia elettrica e l’80% delle materie prime per la produzione di energia. L’aumento della produzione di elettricità con il vento darebbe quindi un apporto concreto alla riduzione di questo deficit. Senza dimenticare un’importante ricaduta sul piano occupazionale con la creazione di oltre 67mila posti di lavoro, come risulta da uno studio svolto in collaborazione con la Uil.

L’impatto ambientale

In più, sempre su base annua, questa crescita consentirebbe “di evitare la produzione di 9mila tonnellate di polveri, di evitare la produzione di circa 25 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2), di oltre 75mila tonnellate di ossidi di azoto (NOX) e di 55mila tonnellate di biossido di zolfo (SO2)”.

Il rispetto del territorio

E questo potenziale eolico non è stato calcolato sulla base di un uso indiscriminato del territorio. Ma rispettando una serie di criteri ben definiti, che escludono o limitano l’insediamento nei seguenti casi:

  • Presenza di aree naturali protette, in particolare le aree marine protette istituite dal Ministero dell’Ambiente italiano e le aree della Rete Natura 2000 (siti di importanza comunitaria, zone di protezione speciale, ecc.).
  • Vincoli ambientali, paesaggistici e archeologici.
  • Presenza di importanti rotte di navigazione per l’off-shore.
  • Altri vincoli (servitù militari, aeronautica, ecc.).
  • Per l’off-shore, la distanza dalla costa (valore minimo di 4 km dalla riva), tipo di fondali (fangoso e/o sabbioso) e la profondità dei fondali (compresa tra un minimo di 10 e un massimo di 30 metri).
  • La superficie dell’area individuata.
  • La possibilità di connessione alla rete elettrica nazionale (nel caso di installazioni in mare tramite elettrodotti situati nelle zone costiere).

 Il protocollo con Legambiente e Greenpeace

Ma non basta. Nello studio è stata tenuta in considerazione anche un’ulteriore serie di misure di tutela, progettuali e ambientali, che si devono seguire nella realizzazione di un parco eolico. Misure previste tra l’altro in un protocollo sottoscritto da Anev con Legambiente e Greenpeace:

  • Esclusione delle aree di particolare pregio paesaggistico.
  • Frequentazione del paesaggio ed analisi delle specificità territoriali.
  • Valutazione degli impatti visivi dai punti di interesse con foto simulazioni.
  • Scelta del tipo di sostegno al fine di minimizzarne l’impatto visivo.
  • Scelta dell’aerogeneratore anche sulla base dell’altezza dello stesso.
  • Individuazione delle migliori soluzioni cromatiche possibili.
  • Dismissione totale a fine del ciclo di vita e ripristino alla situazione ex ante.

 Le potenzialità del Centro-Sud

La maggior parte dei parchi a energia eolica ancora da installare andrebbe ubicata nella parte centro-meridionale del nostro Paese. Risulta infatti particolarmente idonea ad ospitare questo tipo d’impianti. Basti pensare che dei 67mila posti di lavoro potenziali, all’incirca 65mila sarebbero a disposizione delle regioni dalla Toscana in giù.

 La realizzazione di parchi off-shore

In Italia non sono ancora stati realizzati parchi off-shore. E anche in questo caso la maggior parte dei siti potenziali per l’energia eolica è al Centro-Sud, evidenzia l’Anev. “Si concentrano lungo le coste comprese tra l’Abruzzo e la Puglia per un valore stimabile intorno ai 550-650 MW. Altri 300 MW potrebbero essere ripartiti tra alcune zone costiere della Sardegna e della Sicilia“. Ma questo nel caso in cui “fosse possibile ridurre il vincolo della prossimità alle rive, poiché in Sicilia e Sardegna i fondali precipitano oltre i 30 metri in genere già a poche centinaia di metri dalla costa”.

Le carenze normative bloccano lo sviluppo

Nel frattempo è in corso il Piano d’azione nazionale del 2010, creato per dare attuazione alla Direttiva comunitaria 2009/28. Il piano italiano prevede l’installazione di circa 2.750 MW di nuovi impianti eolici per raggiungere nel 2020 la soglia dei 12.680 MW (di cui 680 off-shore). Dovrebbero quindi entrare in produzione almeno 700 MW all’anno. “La quota è largamente in linea con le capacità del settore”, spiega l’Anev. L’ostacolo invece è rappresentato dai ritardi normativi. “La situazione attuale presenta infatti un quadro non delineato per il lungo termine. Ma soprattutto per il medio e breve termine. Di conseguenza gli operatori del settore navigano a vista“.

 

 

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