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L’addio a Silvio Berlusconi con il lutto nazionale: giusto o sbagliato?

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Silvio Berlusconi: funerale di Stato e lutto nazionale. La morte e le esequie dell’ex premier difficilmente sarebbero potute andare esenti da polemiche. Questo non è un fatto positivo, né era fatale: sarebbe stato meglio poterne fare un bilancio differente.

Del funerale di ieri nel Duomo di Milano, restano alcuni particolari aneddotici. La presenza di Veronica Lario, la seconda moglie, a fronte dell’assenza di Carla Elvira Dall’Oglio, la prima consorte. La centralità concessa a Marta Fascina, la più prossima al feretro, tra le spoglie del Cavaliere e la figlia primogenita e amatissima, Marina. L’omelia coinvolgente e ad un tempo discreta dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini: al netto del significato propriamente liturgico, un esercizio per molti aspetti non facile, ma riuscitissimo.

La compostezza della famiglia nei suoi due rami di eredi, avvinti dal lutto e dal ricordo del patriarca. L’omaggio delle istituzioni, per tutte il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Una certa esuberanza di parte della folla sulla piazza, dove sono stati soprattutto i cori da stadio dei vecchi cuori milanisti ad esprimere rumorosamente l’affetto dei numerosi presenti, per lo più plaudenti…

Funerali di Stato e lutto nazionale

Questa riflessione, però, si appunta sulle pubbliche dissociazioni rispetto alla decisione del governo di Giorgia Meloni di decretare per Silvio Berlusconi, oltre alle esequie di Stato, anche una giornata di lutto nazionale. 

Le prime competevano di diritto a Berlusconi, in quanto ex presidente del Consiglio dei ministri. La disciplina delle esequie di Stato è stabilita dalla legge n.36/1987. Ne hanno diritto i presidenti della Repubblica, di Senato e Camera, del Consiglio dei ministri e della Corte costituzionale, sia in carica sia quando ne siano cessati. Ai ministri spettano, invece, solo in costanza del mandato.

Possono essere poste a carico dello Stato le spese e gli onori per il commiato anche di altri cittadini e stranieri, che abbiano reso particolari servizi alla Patria, ovvero l’abbiano illustrata in vari campi. Rientrano nel novero dei possibili beneficiari pure i caduti per mano della criminalità organizzata e terroristica, nonché le vittime di incidenti catastrofici e disastri naturali. Le esequie di Stato implicano gli onori militari, la partecipazione di una rappresentanza del Governo e un’orazione funebre (omessa, nel caso di Berlusconi).

Il lutto nazionale, invece, è a discrezione del Governo. Comporta la notifica formale della notizia del decesso, da parte della Farnesina, agli ambasciatori accreditati presso la Repubblica. Quindi, l’astensione delle autorità dello Stato da ogni attività ufficiale, eccettuate quelle di beneficienza. Infine, bandiere a mezz’asta e listate a lutto sugli edifici pubblici. È importante tenere presente che non c’è reciproco automatismo tra funerali di Stato e lutto nazionale.

Attitudine divisiva e moralità controversa

Detto questo, qual è il problema nella disposizione del lutto nazionale per la scomparsa di Silvio Berlusconi? Quanti, con lo spirito di chi ha bisogno di prendersela con gli altri per farsi notare, hanno obiettato, lo hanno fatto avanzando due riserve: il carattere divisivo e la controversa moralità (privata e pubblica) del personaggio.

Parlando dell’attitudine divisiva dei leader politici, l’obiezione non regge, perché la politica è passione e, dunque, confronto e contrapposizione di idee ed interessi. In realtà, lamentare l’attitudine divisiva delle figure politiche serve ad alimentare il falso mito dell’impossibile impoliticità dei titolari di certe cariche istituzionali e di certi uffici pubblici.

Tutto ciò che è umano è vivo, per cui non è mai neutro. Esiste la politicità più alta, degli ideali e delle idee; ed esiste quella più spiccia, dei colori politici, degli interessi corporativi e diffusi e anche di quelli privati. Non esistono, però, delle statue che facciano i capi dello Stato o i magistrati. Occhio, dunque, alla trovata dell’attitudine divisiva. Chi la evoca suggerisce più quanto vorrebbe lasciare intendere, che non quanto dica apertamente.

La moralità di qualunque personalità è una questione più delicata e controversa. Oggi, l’etica, cioè la riflessione sulla condotta pratica di vita delle persone, è in declino sia in ambito civile, sia in ambito religioso. Il moralismo e i moralisti godono ormai di cattiva fama a tutto tondo, non più solo presso la gente comune. È il riflesso del mutamento, meglio si dovrebbe dire, dello sconvolgimento di molti paradigmi sociali e culturali.

Il lutto nazionale, a nostro parere, è una questione che, entro certi limiti, travalica le considerazioni, pure fattibili e anche opportune, circa i comportamenti privati e pubblici, nonché la coerenza tra i due. Attualmente, comunque e (noi aggiungiamo) nostro malgrado, l’esistenza di un ethos condiviso è ampiamente messa in dubbio.

Il problema non è il lutto, ma…

Concludendo, a noi sembra che il lutto nazionale decretato per la scomparsa di Silvio Berlusconi non sia stato inappropriato, pur essendo naturalmente opinabile. Il rilievo della sua figura in campo sociale, economico e politico, nell’arco degli ultimi quarant’anni di vita nazionale, è stato tale da giustificarne la proclamazione.

Questo, naturalmente, non significa che tutto l’operato del Cavaliere sia stato irreprensibile, né tanto meno incontestabile. La disposizione del lutto nazionale è poi, in ultima istanza, una facoltà del Governo e, dunque, dipende dalle contingenze politiche, delle quali non si può fare a meno di prendere atto.

Nei difetti di Silvio Berlusconi, è innegabile che tanti italiani abbiano odiato la parte di loro stessi di cui andavano meno fieri e tale era l’esito (questo sì, fatale) di due radicate tendenze nazionali. La prima, più facile da riconoscere perché più latamente umana, è quella (frammista all’invidia) del ricorso al capro espiatorio. L’altra, più dolorosa da ammettere perché più marcatamente nostra, è quella della divisione irriducibile. È virtualmente inconcepibile, in Italia, un sentimento nazionale, cioè condiviso: tanto una festa, quanto un lutto ci vedono risolutamente intenti a marcare i confini della “nostra” parte.

Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

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