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Di Maio e i 5 Stelle: dal rebus candidature ai sospetti americani

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Di Maio e il Movimento 5 Stelle tra rebus candidature e campagna elettorale. I nomi da presentare alle elezioni e i contenuti della propaganda dovrebbero essere spie significative del futuro della forza politica. Anche se ormai è chiaro come i seguaci di Beppe Grillo non amino troppo prendere nettamente posizione. Nutrendo l’ambizione di mantenere, e possibilmente accrescere, consensi trasversali, non vorrebbero scoprirsi su nessun fronte. Ma una legislatura è già stata archiviata, congelando o quasi il clamoroso 25% ottenuto nel 2013. Gli elettori pazienterebbero ancora?

Col Rosatellum, 5 Stelle in fuorigioco

Cominciamo dalle liste. Non prima di aver ricordato, però, che il cosiddetto Rosatellum è stata la pietra tombale, posta anzitempo sulla vittoria grillina. Una legge elettorale fondata sulle alleanze (soprattutto post-voto) e mirante alla frammentazione ha significato mettere il Movimento in perenne fuorigioco. I 5 Stelle, se non dovessero adeguarsi, rischierebbero una rinnovata marginalità, anche se il 4 marzo confermassero al voto i sondaggi che li vedono già primo partito, vicini al 30%.

Via libera a indagati e non iscritti 

Le parlamentarie hanno suscitato un vespaio di polemiche. Le regole previste dal nuovo Statuto hanno fatto storcere il naso all’ala ortodossa e urtato gli attivisti della prima ora. I punti maggiormente contestati, all’interno del Movimento, sono l’apertura delle liste ai non iscritti e agli indagati. Solo la condanna, anche in primo grado, per reati dolosi costituisce una formale preclusione.

Mentre l’ammissione degli indagati mina la diversità grillina, quella dei non iscritti rischia di incrinare la compattezza del Movimento. La scelta, però, è stata difesa da Di Maio, capo politico e candidato premier dei 5 Stelle.

Uno non vale più uno

Per i collegi uninominali, l’auto-presentazione e la scelta di volti noti della società civile può rappresentare un valore aggiunto. Là ove la sfida è secca, gli illustri sconosciuti aventi come unico merito la fedina penale immacolata non servono granché. E comunque, il Capo politico e il Garante (Grillo), a norma dell’articolo 3, lettera c) dello Statuto, hanno l’ultima parola sulle candidature. Con tanti saluti al principio “Uno vale uno”: facile da dire, impossibile da fare.

I dubbi su privacy… 

Delle altre perplessità sui meccanismi di partecipazione interna al Movimento, si sono fatti carico sia authority pubbliche, sia autorità accademiche. Il Garante della Privacy, al termine dell’istruttoria di merito avviata la scorsa estate, ha minacciato all’inizio dell’anno provvedimenti sanzionatori.

I punti critici evidenziati dall’organismo guidato da Antonello Soro attengono al mancato rispetto della riservatezza, in due direzioni. I dati degli iscritti al blog sono a disposizione non solo della ditta Casaleggio, che gestisce la piattaforma Rousseau. Ma anche delle società esterne, che svolgono a beneficio di essa servizi di consulenza. E, cosa ancor più rilevante, i voti espressi dai partecipanti alle consultazioni online sono riconducibili a quanti li hanno dati. Ciò mette in discussione, insieme alla segretezza, anche la libertà del voto espresso sul blog di Grillo.

…e sul codice etico

Quanto alle autorità accademiche, i costituzionalisti hanno obiettato a numerose prescrizioni del Codice etico del Movimento, previste a carico degli eletti (portavoce). Le più contrastate sono due. La formalizzazione dell’impegno a votare la fiducia a governi a presidenza 5 Stelle. E la multa di 100 mila euro per chi viene espulso, ovvero abbandona volontariamente il gruppo parlamentare, oppure si dimette. È in questione il rispetto del divieto di mandato imperativo, previsto dall’articolo 67 della Costituzione. In base a esso, deputati e senatori rappresentano la Nazione, non chi li ha eletti, né il partito cui appartengono.

Le promesse di Di Maio

In campagna elettorale, Di Maio non si è risparmiato, né lo farà. Sta promettendo, come i suoi avversari, un po’ di tutto. Ai classici cavalli di battaglia pentastellati (reddito di cittadinanza e taglio dei costi della politica), sta aggiungendo delle novità. Quota 41 anni di contributi per tutti (a prescindere dall’età anagrafica) per la pensione. Abolizione di migliaia di leggi, a richiesta dei cittadini su apposito portale online. Cancellazione di spesometro, redditometro, studi di settore e split payment. Dietrofront sull’Euro, da cui non conviene più uscire.

5 Stelle: i sospetti americani

Sul Movimento, però, torna ad allungarsi l’ombra del sostegno di Putin, in funzione anti-Nato e anti-Ue. Il Rapporto “Rispondere agli attacchi della Russia alla democrazia”, presentato dal Senato Usa, tira in ballo 5 Stelle e Lega. Li definisce potenziali beneficiari delle interferenze elettorali estere del Cremlino. Tra l’altro, associando Di Maio a Salvini nell’ipotesi complottistica filorussa, i parlamentari americani ipotecano convergenze post-elettorali tra i due. Che sarebbero utili soprattutto ai 5 Stelle, per rompere la loro non più splendida solitudine.

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Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

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