Italiani e salute: viviamo di più però invecchiamo male. Siamo tra le popolazioni più longeve del pianeta, grazie ai traguardi raggiunti dalla medicina e alla buona qualità dell’assistenza sanitaria. Ma gli anni “in più” si passano malamente. La causa principale sono le cattive abitudini precedenti che li trasformano in un periodo pieno di problemi.
Insomma, senza una corretta prevenzione, un’alimentazione sbagliata, vizi come il fumo, il poco movimento alla fine presentano il conto. E la vecchiaia degli italiani molto spesso è accompagnata da disabilità e malattie croniche invalidanti, che nel tempo produrranno un aumento dei costi sanitari.
Italiani e salute: gli over 65
Il quadro è disegnato dal XVI rapporto Osservasalute, curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell’Università Cattolica. Nel nostro Paese (dati 2017) gli over 65enni sono più di 13,5 milioni e cioè il 22,3% della popolazione. Questa fetta di italiani però è gravata da una serie di malattie croniche che assorbono circa l’80% dei costi sanitari.
La popolazione italiana seguita dai medici di medicina generale del network HealthSearch con almeno una patologia cronica ha in media un costo “grezzo” annuo di 708 euro. Gli uomini in queste condizioni pesano per 738 euro, mentre le donne per 685 euro.
I costi delle cure per i pazienti cronici italiani crescono con l’aumento dell’età. I picchi per il Servizio sanitario nazionale (Ssn) vengono raggiunti dagli 80-84enni (1.129 euro) e dai 75-79enni (1.115 euro); importi che scendono leggermente nelle classi di età successive.
Italiani e salute: i costi del cuore
Veniamo ad alcuni esempi per spesa sanitaria. Dal lato dell’assistenza primaria, come riporta anche l’Agi, i dati raccolti dai medici di medicina generale conteggiano una spesa media annua di 1.500 euro per un paziente con uno scompenso cardiaco congestizio. Chi ha un problema del genere assorbe il 5,6% delle prescrizioni farmaceutiche a carico del Ssn; porta al 4% delle richieste di visite specialistiche e al 4,1% delle prescrizioni di accertamenti diagnostici.
Un paziente con malattie ischemiche del cuore provoca una spesa di circa 1.400 euro con il 16% delle prescrizioni farmaceutiche, sempre a carico del Ssn, il 10,6% delle richieste di visite specialistiche e il 10,1% degli accertamenti diagnostici.
Dal diabete all’ipertensione
Il diabete di tipo 2 “pesa” per quasi 1.300 euro con il 24,7% delle prescrizioni farmaceutiche a carico del Ssn, il 18,5% delle richieste di visite specialistiche e il 18,2% degli accertamenti diagnostici.
L’osteoporosi costa all’incirca 900 euro annui; chi ne è affetto copre il 40,7% delle prescrizioni farmaceutiche a carico del Ssn, il 35% delle richieste di visite specialistiche e il 32% degli accertamenti diagnostici.
Infine, un italiano con ipertensione arteriosa ha un costo medio annuo di 864 euro; vale il 68,2% di tutte le prescrizioni farmaceutiche a carico del Ssn; il 52,2% delle richieste di visite specialistiche e il 51,7% degli accertamenti diagnostici.
Italiani e salute: spesa e proiezioni
Ma a quanto ammonta la spesa complessiva? “Attualmente nel nostro Paese si stima si spendano complessivamente circa 66,7 miliardi di euro per la cronicità”, si legge nel report. E “stando alle proiezioni effettuate sulla base degli scenari demografici futuri e ipotizzando una prevalenza stabile nelle diverse classi di età, nel 2028 spenderemo 70,7 miliardi”.
In generale, “le proiezioni della Ragioneria Generale dello Stato prevedono che il rapporto tra spesa sanitaria pubblica e il Pil dovrebbe crescere dal 6,6% del 2017 al 6,8% nel 2030, fino ad arrivare al 7,3% del 2040. In altre parole, dovremmo passare dagli attuali 114 miliardi a 139 miliardi nel 2030 e 168 miliardi nel 2040”.
Le sfide del futuro
“Lo scenario che si prospetta evidenzia che la sfida che il Ssn dovrà affrontare è quella legata alle crescenti fragilità degli anziani”, sottolinea Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio. “La spesa da sostenere per questo gruppo di popolazione non potrà gravare tutta sul settore sanitario; perché si tratta di prestazioni con una forte connotazione socio-assistenziale”.
Secondo Walter Ricciardi, direttore dell’osservatorio, “per il Ssn è necessario intensificare gli sforzi per promuovere la prevenzione e un cambio di paradigma rispetto all’organizzazione dei servizi di cura”. Come? “Definendo nuovi percorsi assistenziali in grado di prendere in carico il paziente nel lungo termine, prevenire e contenere la disabilità, garantire la continuità assistenziale e l’integrazione degli interventi socio-sanitari”.
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