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Kim Jong-un e le nuove sanzioni alla Corea del Nord: guerra più vicina?

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Kim Jong-un contro il resto del mondo: l’isolamento nordcoreano aumenta. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, su proposta degli Stati Uniti, ha deciso il 22 dicembre l’inasprimento delle sanzioni internazionali. Così una nuova tegola si abbatte sul regime di Pyongyang. Il dittatore non ha nascosto la sua irritazione. Accompagnandola, come sempre, con nuove minacce. E parlando apertamente di guerra. Intanto Mosca si propone per una mediazione. Ma vediamo, per prima cosa, il contenuto delle nuove misure decise dal Palazzo di Vetro.

Il giro di vite contro Kim

Per bocca della grintosa Nikki Haley, rappresentante statunitense all’Onu, l’amministrazione Trump ha proposto un giro di vite contro Pyongyang. La mossa, coronata da successo, a regime è destinata a strangolare la già esangue economia nordcoreana. Il testo approvato dal Consiglio di Sicurezza prevede due misure fondamentali:

  • il blocco del 90% dei prodotti petroliferi raffinati (inclusi diesel e cherosene) importati dalla Corea del Nord e la limitazione a 4 milioni di barili annui del greggio importato non lavorato;
  • entro 2 anni, il rimpatrio di tutti i lavoratori nordcoreani dislocati all’estero: costretti a girare al regime le loro rimesse, fanno affluire anche valuta pregiata all’erario di Kim.

La risoluzione numero 2397 prevede, poi, ulteriori restrizioni a carico delle esportazioni della Corea del Nord. Stop a quelle di: prodotti alimentari, pietre, legno, strumentazioni elettroniche, macchinari, imbarcazioni, metalli industriali. È prevista, inoltre, una stretta sui controlli dell’embargo navale, penalizzando il contrabbando di materiali vietati da e verso il Paese.

Pechino prende le distanze… 

Il successo diplomatico di Trump, a parziale compensazione della generale avversione per la sua decisione su Gerusalemme, è evidente. L’unanimità riscontrata in Consiglio di Sicurezza è figlia della decisione di Mosca e Pechino di non esercitare il veto. Non solo. La Cina ha scritto a quattro mani con gli Usa il testo della risoluzione. E questo vuol dire che sta venendo meno a Kim il sostegno incondizionato del suo principale alleato e sponsor. Anche il ruolo svolto dagli sherpa di Putin merita di essere sottolineato. Risiedendo in prevalenza in Russia i nordcoreani all’estero, il Cremlino ha ottenuto di allungarne i tempi del rimpatrio forzato. Si tratta di quasi 40mila persone.

Naturalmente, la disponibilità di Cina e Russia a collaborare con gli Usa non fa perdere loro la vocazione alla trattativa. Nessuno dei due giganti, infatti, guarda con favore a una riunificazione della penisola coreana per incorporazione del Nord al Sud. Pechino specialmente continua a proporre una de-escalation bilaterale. Cioè: l’interruzione dei test missilistici di Pyongyang e la contemporanea sospensione delle esercitazioni militari congiunte Washington-Seul. L’America, però, non ci sente.

…e Mosca si propone

Ma la diplomazia, nonostante i suoi limiti, fortunatamente è ancora riconosciuta da tutti come l’unica via praticabile. Al riguardo, è di queste ore l’esplicita proposta di mediazione avanzata dalla Russia, annunciata dal portavoce di Putin, Peskov. La telefonata tra Lavrov e Tillerson, i capi delle diplomazie russa e americana, potrebbe aver aperto un nuovo capitolo negoziale. Il ministro di Putin ha bacchettato la retorica bellicista di Trump e l’aggressività missilistica di Kim. Per essere credibile come mediatore, deve almeno sembrare equidistante. Staremo a vedere.

I progressi militari di Kim

Mentre Kim dichiara che non rinuncerà a quello che considera un diritto (armarsi dell’atomica), lo stallo ancora non si sblocca. E fonti dell’intelligence americana sostengono che il Pentagono abbia pronti piani per attacchi preventivi ai siti nucleari nordcoreani.

Difficile dire, a maggior ragione con un commander in chief come Trump, se quest’ipotesi temibile si concretizzerà mai. Per certo, invece, le determinazioni americane dipenderanno dall’ulteriore avanzamento della capacità di armamento di Pyongyang. Manca poco a che il regime sia in grado di miniaturizzare le testate atomiche, per caricarle sui vettori. La tensione è tale che anche il lancio di un nuovo satellite spaziale nordcoreano, giorni fa, è stato guardato con sospetto.

Un termometro sempre tenuto d’occhio, per ovvi motivi, è quello di Seul. Ebbene, il governo sudcoreano ha appena provveduto a una razionalizzazione delle proprie strutture di monitoraggio dei nemici d’oltreconfine. E reputa imminente un nuovo test missilistico di Pyongyang. Se quest’ultimo dovesse avvenire, anche una guerra per errore, paventata da alcuni analisti, potrebbe non essere da escludere.

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Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

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