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Papa Francesco e l’intervista a Chiocci, direttore del Tg1: quello che gli altri non dicono…

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Papa Francesco ha concesso un’intervista esclusiva al direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci. Non è una grande novità. Diciamo che – a parte quei pochi che serbano ancora ricordi personali dei Papi “vecchia maniera” e altri (più numerosi) che ne hanno avuto eco nei racconti familiari o grazie a qualche video intercettato online – la gente oggi è abituata al Pontefice a tu per tu con un giornalista. Anzi: è già capitato di vederlo in conversazione anche con personaggi dello spettacolo o dello sport, oltre che con esponenti della cultura.

Papi & giornalisti

Sorprenderà, forse, i nostri lettori scoprire che il primo Papa a incontrare tête à tête una giornalista (una donna, avete capito bene) è stato addirittura Leone XIII nell’estate 1892, parlando con Caroline Rémy del Figaro dell’affaire Dreyfus e l’antisemitismo europeo. Nel secolo scorso, Indro Montanelli ha fatto da apripista, con il colloquio con Giovanni XXIII della primavera 1959, per il Corriere della Sera. Il piacentino Alberto Cavallari, sempre per il quotidiano di via Solferino, nell’autunno 1965, non ha più dovuto schermare l’intervista con Paolo VI dietro le sembianze di una conversazione. Per venire alle interviste televisive, i precedenti pure non mancano: Alberto Michelini e Paolo Frajese si sono incontrati separatamente con Giovanni Paolo II, mentre è stato direttamente quest’ultimo a ringraziare Bruno Vespa con una telefonata in diretta a uno speciale di Porta a Porta, nel 1998.

Poche formalità, ma…

Torniamo alla cronaca, cioè all’intervista di Chiocci a Papa Bergoglio. Si può dire che il giornalista si sia acconciato allo stile preferito dal Pontefice, quello all’insegna del minimo possibile di formalità. Questo è un conto; un altro conto è la coerenza della struttura dell’intervista. Relativamente a quest’aspetto, l’emozione sembra avere giocato un brutto tiro a Chiocci. Il direttore della prima testata giornalistica della Rai si è limitato a proporre in successione una serie di quesiti eterogenei, vertenti su temi peraltro estremamente ricorrenti.

Immancabili, alla fine, gli sconfinamenti sul personale, in chiave anche pruriginosa: quando è stato l’ultima volta al mare, si era fidanzato prima di diventare prete, come va la salute? Chiocci ha avuto una specie di accortezza nel presentarle come domande che altri (forse, dei familiari del giornalista?) gli avrebbero suggerito di fare al Papa. Resta il fatto che il direttore di una testata che fa le domande di un bambino, oltre a non potere essere autentico, non fa ridere, né intenerisce.

Insieme per la pace

Nel mare magnum dei temi passati in rassegna, ne scegliamo qualcuno, rispetto al quale ci è parso che la risposta data da Papa Francesco rappresenti non una novità, ovviamente, ma almeno una sottolineatura rilevante.

Ad esempio, interpellato sul conflitto israelo-palestinese, Francesco ha ricordato la veglia di preghiera interreligiosa del 7 settembre 2013, quando cristiani e musulmani hanno digiunato e pregato congiuntamente per la Siria, devastata dalla guerra civile e dall’Isis. D’altra parte, riguardo al risorgente antisemitismo in Europa (non solo di matrice islamica), il Papa si è limitato a deprecarne la persistenza e la dissimulazione presso i giovani, dicendo comunque di non sapersene dare una ragione. A proposito, invece, del conflitto in Ucraina, il Pontefice pensa sia possibile rinvenirne una radice nella repressione staliniana degli anni ’30 del secolo scorso.

Donne e omosessuali

Circa il ruolo delle donne nella Chiesa, Francesco ha rivendicato l’attribuzione da parte sua, sia a religiose sia a laiche, di alcuni incarichi apicali della Curia romana, ribadendo la preclusione al conferimento del sacramento dell’Ordine. Questo, però, non in chiave di diminuzione, bensì di distinzione dei ruoli attorno ai due poli tradizionali dell’ecclesiologia contemporanea, il principio mariano e quello petrino. Il celibato sacerdotale, secondo Papa Bergoglio, va mantenuto nella Chiesa cattolica latina; ma il clero deve guardarsi dal rischio di pensarsi come una realtà sacra, cioè separata dal resto della comunità cristiana e dell’intera società.

Più controversa, data la scivolosità del tema, la risposta sul tema dell’attitudine attuale della Chiesa rispetto all’omosessualità. Francesco ha riproposto il tema dell’accoglienza di tutte e singole le persone senza preclusioni, né discriminazioni. Nondimeno, ha chiosato il ragionamento dicendo che la Chiesa non accoglierebbe alcun orientamento. Dipende dal significato che si annette al termine «accoglienza», perché la Chiesa, permanentemente ancorata al dato della Rivelazione, non è indifferente all’antropologia connessa ai comportamenti individuali e ai modelli sociali. 

Infine, degno di nota è stato il riferimento alla crescita (si legga: approfondimento) della coscienza morale cristiana, esemplificando l’odierna dottrina relativa a due questioni classiche come la pena di morte e la schiavitù. Si è trattato, verosimilmente, di una replica a quanti rimproverano al Pontificato in corso un’apparente contraddizione rispetto al Magistero storico anche prossimo.

Francesco, tutt’altro che rinunciatario

In conclusione, richiamiamo l’attenzione sulla latitanza di un tema altrimenti quasi sempre presente nelle interviste a Papa Francesco, cioè quello della sua possibile rinuncia. A parte un riferimento, a richiesta, alla Chiesa che verrà («Lo sa il Signore»), forse la questione è talmente inflazionata da riuscire ormai ridondante, per non dire stucchevole e stancante. Del resto e al netto delle ragioni intrinseche della perpetuità del conferimento del mandato papale, il temperamento che questo Papa rivela giorno dopo giorno appare tutto, fuorché rinunciatario.

Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

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