Economia

Pensioni: i sindacati chiedono di più per donne e giovani

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Carmelo Barbagallo (Uil), Annamaria Furlan (Cisl) e Susanna Camusso (Cgil)

Pensioni: il governo ha incontrato i sindacati e ha fatto nuove proposte per regolare il passaggio dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. La trattativa continua ed è previsto un incontro il 21 novembre. Ma vediamo intanto il pacchetto in discussione, le novità inserite da Palazzo Chigi, le reazioni e le richieste di Cgil, Cisl e Uil.

Gli esclusi dall’aumento a 67 anni

Il pacchetto messo sul tavolo dal premier Gentiloni prevede il blocco dello scatto di 5 mesi per 15 categorie di lavori gravosi. 11 sono quelle già fissate nella scorsa legge di Bilancio e utilizzate per l’Ape Sociale (tra cui operai dell’edilizia, conciatori, personale sanitario turnista, maestre d’asilo). A questi si aggiungono braccianti agricoli, lavoratori dell’industria siderurgica, della pesca e marittimi. Per continuare ad avere la pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi però serviranno anche 30 anni di contributi e l’aver svolto l’attività gravosa almeno in 7 degli ultimi 10 anni lavorativi.

Stop per le pensioni di anzianità

E adesso veniamo alle ulteriori aperture dell’esecutivo. In sostanza si tratta di 3 novità. La più importante è l’ampliamento dello stop alle pensioni di anzianità. E cioè chi appartiene alle 15 categorie gravose potrà continuare ad andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) anche dal 2019. Quindi non subirà l’aumento che porta i requisiti a 43 anni e 3 mesi (42 anni e 3 mesi per le donne), sempre dovuto alla crescita delle aspettative di vita come per l’assegno di vecchiaia.

Ape Sociale e rialzi di 3 mesi

La seconda novità è l’istituzione di un Fondo per i potenziali risparmi di spesa. Lo scopo è di consentire proroga e messa a regime dell’Ape Sociale in scadenza nel 2018. Il governo propone poi di garantire un andamento più lineare al meccanismo di calcolo della speranza di vita a cui si adegua l’età pensionabile. In che modo? Dal 2021 si potrebbe considerare non solo la media del biennio confrontato con il precedente (e non più lo scarto secco tra un anno e un altro) ma anche fissare un “limite massimo di tre mesi” per ogni rialzo futuro. E se si dovesse registrare un incremento superiore? Sarebbe riassorbito nell’adeguamento successivo. Stesso discorso per l’eventuale riduzione della speranza di vita relativa al biennio: da scalare sempre nell’adeguamento successivo.  Confermata infine la nascita di una commissione  ad hoc: dovrà rilevare su base scientifica la gravosità delle occupazioni, in base ai diversi tipi di attività e all’età anagrafica dei lavoratori.

Cgil, Cisl e Uil in ordine sparso

I sindacati sono usciti divisi dall’incontro con Gentiloni e i suoi ministri. Susanna Camusso, leader della Cgil, ha spiegato che “la valutazione di grande insufficienza  viene confermata. Il quadro non risponde a richieste e impegni assunti dal governo”. E di fronte all’indisponibilità dell’esecutivo “ad affrontare le ingiustizie” la Cgil pensa alla mobilitazione. Di altro avviso la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan. “I nuovi aspetti aggiunti sono per noi assolutamente importanti. Ci sono ancora alcune cose che vanno chiarite e corrette. Ma per la Cisl è doveroso cercare di portare a casa nella legge di Bilancio risultati solidi per i lavoratori, sapendo che siamo alla fine della legislatura”. Per il leader della Uil Carmelo Barbagallo “alcuni aspetti sono positivi, altri meno, altri sono da approfondire. Vorremmo che fossero fatte alcune correzioni al testo. E che ci fossero chiariti alcuni aspetti sulle risorse ed in particolare su giovani e donne“.

Pensioni: i nodi da sciogliere

E proprio giovani e donne sono i punti dolenti. L’assegno di garanzia per assicurare una pensione minima ai giovani con lavori discontinui, è assente dal pacchetto governativo, nonostante l’accordo di agosto. Per le lavoratrici con prole nella legge di Bilancio invece è previsto uno sconto contributivo di 6 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni. Ma i sindacati avevano chiesto un anno per figlio e un massimale di tre. Senza dimenticare che sul piatto c’era anche la richiesta di altri bonus al femminile per lavoro domestico e assistenza a familiari malati o con handicap. Adesso la palla torna al governo che ha risorse risicate. E chiede il rispetto dei vincoli di bilancio e della sostenibilità di medio-lungo termine della spesa pensionistica e del debito. Ma probabilmente non basteranno impegni generici legati alla prossima legislatura per convincere Cgil e Uil.

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