Siri è solo lo specchietto per le allodole. Il vero obiettivo è Salvini che va delegittimato. E il piano guarda non solo al voto europeo del 26 maggio.
Quest’ipotesi “complottista”, a leggere le dichiarazioni, i botta e risposta, e i retroscena sul caso del sottosegretario leghista indagato per corruzione, sembra avere qualche appiglio con la realtà.
5 Stelle: acqua o benzina?
Partiamo da Di Maio. Il leader dei 5 Stelle sembra gettare acqua sul fuoco. Dice al Corriere della Sera che di Salvini si fida, ma “meno di chi gli sta attorno”, anche se assicura la tenuta della maggioranza. E per risolvere il caso Siri, sembra puntare soprattutto sulle dimissioni del sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti: “Gli abbiamo chiesto un passo indietro. Continui a fare il senatore, non va mica per strada. Certo che Conte dovrebbe spingerlo alle dimissioni. E lo farà, ne sono sicuro. Deciderà lui come”.
Basta leggere però le note di due esponenti di vaglia del Movimento, Manlio Di Stefano (sottosegretario agli Esteri) e Francesco Silvestri (vice presidente del gruppo alla Camera), per farsi un’altra idea. E dall’acqua si passa alla benzina.
I riflettori infatti vengono puntati direttamente sul rapporto tra Salvini e Paolo Arata.
Cioè tra il capo della Lega e l’ex deputato di Forza Italia, docente universitario, e oggi imprenditore nel settore delle rinnovabili in rapporti con Vito Nicastri, considerato vicino al boss mafioso Matteo Messina Denaro; secondo i magistrati Arata avrebbe corrotto Armando Siri perché presentasse emendamenti a lui favorevoli (l’intercettazione dell’imprenditore dove parla dei 30mila euro per Siri sarebbe stata depositata).
Attacchi gemelli
“Paolo Arata, l’imprenditore vicino a Nicastri, quest’ultimo considerato il finanziatore del boss Matteo Denaro, era stato proposto da Salvini come possibile presidente di uno dei più importanti enti del panorama energetico italiano, cioè Arera“, afferma Di Stefano.
“Come mai Salvini propose proprio Arata? E Salvini come fa a dire di non conoscere bene Arata se lo ha proposto ai vertici di Arera, ha condiviso foto di Arata sui social, lo ha invitato in un convegno della Lega? Senza dimenticarci poi un altro piccolo dettaglio: Arata ha redatto il programma energetico della Lega. Salvini ha il dovere di chiarire immediatamente e di spazzare via qualsiasi ombra su questa inchiesta”.
Per Di Stefano quindi il vicepremier e ministro dell’Interno “non può rimanere in silenzio in eterno difendendo ad oltranza la posizione di Siri nonostante ci sia di mezzo una indagine per corruzione dove emergono anche legami con il mondo mafioso”.
In parallelo, arriva l’affondo sugli stessi temi di Silvestri. In più, per il vice presidente dei 5 Stelle a Montecitorio, Salvini “dovrebbe rispondere con grande onestà a un’altra domanda: quante volte ha incontrato Arata? Sul tema stanno emergendo troppe contraddizioni che vanno chiarite immediatamente”.
Muro contro muro
Incalzato su Arata dai giornalisti a Catania, Salvini ribadisce: “L’ho incontrato soltanto una volta, occupiamoci di altro”. E a Repubblica, sul prossimo incontro tra Conte e Siri, quando il premier dovrebbe decidere il futuro del sottosegretario, dice: “È libero di incontrare chi vuole (Conte, ndr). Siri per me deve restare al suo posto”.
Diverso invece l’avviso del premier, che ha parlato in conferenza stampa a Pechino delle possibili dimissioni di Siri: “Se mi dovessi convincere di questa soluzione, non ci saranno alternative. Ho il potere? Lo vedremo, a tempo debito”.
Un muro contro muro che continua con le dichiarazioni del ministro leghista delle Politiche agricole Centinaio: “Un decreto per rimuoverlo? Viene meno la fiducia verso il premier”; il che lascia intravedere la crisi di governo nel caso Conte licenziasse Siri.
Dimissioni “inutili”
Questo il quadro, che coinvolge anche l’assunzione del figlio di Arata da parte del sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giorgetti. E quindi ha contorni che vanno al di là delle possibili dimissioni di Siri. Insomma, se dovesse lasciare, la vicenda appare tutt’altro che chiusa per Salvini.
E qui entra in gioco un retroscena di Italia Oggi, ripreso anche da Libero, dal sapore complottista: il caso Siri sarebbe “il primo passo di un piano che, secondo fonti neutrali, sarebbe stato studiato nei minimi dettagli a Roma in alcuni palazzi che contano davvero, e ben visto da un paio di capitali europee”.
Per il quotidiano economico la manovra porterebbe all’affondamento di Salvini, seguito da uno scenario di questo genere: “Elezioni politiche anticipate in autunno o nella primavera 2020, nuovo governo di sinistra sostenuto da un’alleanza tra pentastellati e Pd“. Il premier? Mario Draghi, dopo la nomina di senatore a vita.
Il fantasma di Monti
L’operazione “avrebbe il gradimento di Angela Merkel e di Emmanuel Macron, oltre che di quelle forze di mercato che non vogliono alcun cambiamento vero dell’Unione europea, in primis dell’Eurozona, e chiedono di ridurre in modo drastico il debito pubblico italiano, visto sempre più come una minaccia alla stabilità monetaria europea”.
Fantapolitica? Pensando alla caduta dell’ultimo governo Berlusconi e all’arrivo di Mario Monti nel 2011, non del tutto. Per capirlo basterà aspettare le prossime mosse dei protagonisti di una vicenda che si fa sempre più complessa.
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