Centrodestra grande protagonista degli ultimi sondaggi. La crescita di Lega (15%), Forza Italia (14%) e Fratelli d’Italia (5%) ha portato la somma dei 3 partiti al 34%, con un incremento di 7 punti negli ultimi 10 mesi. E da giugno, secondo l’Istituto Demopolis, c’è stata un’accelerazione del 2%.
Se Salvini, Berlusconi e Meloni trovassero un accordo, distanzierebbero nettamente il Movimento 5 Stelle, in testa col 28,2%, e il Partito democratico al 27%. E se si votasse oggi, con loro alla Camera dei deputati entrerebbe solo Articolo 1 Mdp che gravita attorno al 4%. Mentre Sinistra italiana (2,3%) e Alternativa popolare (2,2%), sotto la soglia di sbarramento del 3%, resterebbero fuori da Montecitorio.
Allarme astensione
Per i dati snocciolati da Demopolis, aggiornati al 14 settembre, il primo partito resta però quello dell’astensione. Il 38% degli italiani è propenso a disertare le urne, complice soprattutto l’attuale legge elettorale. Perché? Come ha spiegato all’Agi Pietro Vento, direttore di Demopolis, “La legge elettorale in vigore, di fatto un proporzionale puro, non lascia intravedere alcun vincitore alla chiusura delle urne. E questo non costituisce certamente un incentivo alla partecipazione”. Per ottenere il premio di maggioranza con il 55% dei seggi alla Camera, la lista vincitrice dovrebbe infatti ottenere il 40% dei voti.
L’agenda degli italiani
Ma quali sono i punti chiave dell’agenda politica degli italiani? Al primo posto ci sono sempre i temi dell’economia e del lavoro. Subito dopo c’è la gestione dell’immigrazione. E questo probabilmente spiega l’aumento della compagine di centrodestra. In particolare della Lega, che da sola è cresciuta dell’1,3% sui 2 punti guadagnati da giugno.
Premier a Cinque Stelle
Fermo restando che questo parlamento non sarà in grado di cambiare l’attuale legge elettorale, la corsa ad accrescere i consensi e a coinvolgere gli indecisi resta comunque una priorità assoluta per tutti. E da questo punto di vista, la prossima settimana sarà determinante per i Cinque Stelle. Dal 22 al 24 settembre nella kermesse di Rimini decideranno il candidato premier, che diventerà anche il leader del Movimento. Che sia Di Maio o qualcun altro, la mossa voluta da Grillo e Casaleggio marcherà comunque la differenza dagli altri partiti, ancora in alto mare sul nome da proporre agli italiani come futuro capo del governo.
Da Salvini a Minniti
La scelta del candidato premier dei Cinque Stelle probabilmente incentiverà la discussione sul tema della leadership anche negli altri schieramenti. Il centrodestra sarà capace di trovare un candidato unitario come per le elezioni siciliane? Sarà Tajani, come ha ventilato Berlusconi, o Salvini da Pontida rilancerà in modo risoluto la sua candidatura?
E il Pd cosa farà? Renzi, in calo nel gradimento degli elettori di centrosinistra, cederà il passo al premier Gentiloni che invece sta guadagnando consensi? Vedremo. Ma tra i due litiganti, come recita il proverbio, potrebbe godere un terzo. E cioè il ministro dell’Interno Minniti, in grande spolvero dopo i successi ottenuti su Ong e blocco degli sbarchi. E se il problema della sicurezza dovesse crescere ancora nelle preoccupazioni degli italiani, nel centrosinistra le quotazioni di Minniti non potranno che salire sempre di più.
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