Picasso, il blu e il rosa: l’appuntamento con i dipinti e le sculture della giovinezza del grande artista, provenienti da tutto il mondo, è alla Fondazione Beyeler di Riehen (nei pressi di Basilea) che fino al 26 maggio offre un’occasione da non perdere.
È la prima volta infatti che in Europa i capolavori di questa importantissima fase della vita artistica di Picasso (1901-1906) vengono presentati in una tale concentrazione e qualità. E probabilmente, sottolineano alla Fondazione Beyeler, non si riuscirà più a vederne così tanti in un solo posto e nello stesso momento.
La grande rassegna svizzera è nata in cooperazione con il Musée national Picasso e il Musée d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi. Tra le circa 75 opere d’arte – arrivate da 28 tra i maggiori musei del mondo e da 13 importanti collezioni private – tante sono ritenute vere pietre miliari sulla strada che ha portato Picasso a diventare l’artista più famoso del XX secolo.
Quadri che si iscrivono tra i più mirabili ed affascinanti delle avanguardie novecentesche. E che in parte sono nuovamente offerti allo sguardo del pubblico per la prima volta dopo svariati decenni. Il tutto per un valore assicurativo delle opere in mostra, che occupano interamente le sale della Beyeler, di 4 miliardi di franchi (oltre 3,5 miliardi euro).
Picasso e la figura umana
L’esposizione, dal taglio cronologico, guarda agli esordi della carriera di Pablo Picasso (1881–1973) attraverso la lente privilegiata della figura umana. Il genio emergente dell’arte, che si muove tra Barcellona e Parigi, affronta infatti ripetutamente e ostinatamente la rappresentazione di questo soggetto.
Appena ventenne Picasso intraprende la ricerca di nuovi motivi e di nuove forme espressive. Ricerca che presto conduce alla perfezione. In rapida successione cambiano gli stili e i mondi figurali. E le “rivoluzioni” artistiche si susseguono a ritmo serrato.
Dal blu al rosa
A partire dal 1901, nella fase dominata dal colore blu, indaga la miseria e gli abissi emotivi dei reietti della società. Poi, stabilitosi a Parigi nel 1905, nel cosiddetto periodo rosa conferisce dignità artistica alle speranze e agli aneliti dei personaggi circensi, come saltimbanchi, acrobati e arlecchini.
Alla ricerca di una nuova autenticità nell’arte, verso la metà del 1906 Picasso trascorre parecchie settimane nel villaggio di Gósol, nei Pirenei spagnoli. Lì crea numerosi dipinti e sculture in cui convergono canoni corporei sia arcaici sia classici.
Verso il cubismo
Nel progressivo deformarsi e scomporsi della figura, visibile specialmente nelle raffigurazioni “primitivistiche”, soprattutto di nudi femminili, eseguite dopo il ritorno a Parigi, si annuncia infine il linguaggio cubista che si svilupperà a partire dal 1907.
In tal senso, oltre alle opere del periodo blu e rosa, la mostra svizzera curata da Raphaël Bouvier apre anche uno scorcio sulla nascita del cubismo, visto che si riallaccia alla collezione propria della Beyeler, la cui opera picassiana più precoce delle 33 possedute è un significativo studio preparatorio alle Demoiselles d’Avignon, risalente proprio al 1907.
Picasso universale
Negli incantevoli e toccanti lavori del periodo blu e rosa, il giovane quanto ambizioso artista realizza opere di valenza espressiva universale. Temi esistenziali assoluti quali la vita, l’amore, la sessualità. Il destino e la morte si incarnano in giovani donne e uomini di delicata bellezza, ma anche in fanciulli o in vecchi segnati dall’esistenza, che recano in sé emozioni intense: felicità e gioia non meno che solitudine e melanconia.
Da New York a Osaka
I capolavori della mostra “Il giovane Picasso – Periodo blu e rosa” giungono da istituzioni prestigiose. Tra queste, il Metropolitan Museum di New York, la Tate di Londra, la National Gallery di Washington, il Pushkin di Mosca, il National Museum di Osaka, il Centre Pompidou di Parigi, il Museu Picasso di Barcelona, il Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, la Art Gallery of Ontario di Toronto.
Il progetto espositivo, che ha richiesto diversi anni di preparazione, è finora il più impegnativo e costoso nella storia della Fondazione Beyeler. E rappresenta di certo uno degli eventi culturali di punta del 2019 a livello europeo.
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