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Vaccinazioni obbligatorie, il Veneto contro il decreto

Sulle vaccinazioni obbligatorie inizia una battaglia dagli esiti incerti. Dopo la pubblicazione della circolare operativa del ministero della Salute, il Veneto ha annunciato che farà ricorso contro il decreto 73/2017 e la sua conversione in legge. A dare l’annuncio è stato il presidente della regione Luca Zaia. Il governatore ha spiegato così la decisione della giunta di rivolgersi alla Corte Costituzionale: “Non mettiamo assolutamente in discussione i vaccini. Ma alcuni aspetti del decreto. Il Veneto non ha l’obbligo vaccinale. Così come 15 Paesi europei importanti, dalla Germania alla Spagna, dal Regno Unito ai Paesi del nord Europa. Ed è l’unica regione ad avere un’anagrafe vaccinale digitale, che ha dimostrato, con una performance del 92,6%, che non è l’obbligo a risolvere il problema, quanto il dialogo con le mamme e le famiglie”.

No alle multe

Zaia poi attacca anche il sistema delle multe da comminare ai genitori che non vaccineranno i figli. “Sono sperequative. Dicono in pratica che chi ha 7.500 euro da spendere può rifiutare il vaccino e chi non li ha no. La nostra preoccupazione è che l’effetto della coercizione crei un abbandono più che fisiologico della vaccinazione. E non agiamo certo per soldi. Ma per una questione di principio”. La giunta veneta ha così dato mandato all’avvocatura regionale di impugnare il decreto davanti alla Consulta. Il ricorso dovrebbe essere pronto nel giro di un paio di settimane.

Le critiche dell’Iss

Di tutt’altro avviso l’Istituto superiore di sanità. Secondo Walter Ricciardi, presidente dell’Iss, anche in Veneto la situazione della copertura vaccinale presenta diverse criticità. Senza negare comunque come abbia diversi indicatori migliori di altre regioni. Per Ricciardi – che ne parla in un editoriale sulla newsletter dell’Iss – i dati  2016 del ministero della Salute, evidenziano gli scarsi risultati delle coperture vaccinali in Italia. “Escluso il recupero di vaccinazioni come il meningococco B e C, fondato prevalentemente sulle emozioni suscitate dalle recenti discussioni mediatiche, la cultura della vaccinazione stenta ad affermarsi nel nostro Paese nel suo significato più profondo. Cioè quello della prevenzione e della tutela della salute di tutti”. E continua: “Soprattutto le vaccinazioni obbligatorie, infatti, si arrestano su una soglia di copertura che resta critica per la tutela della salute pubblica futura. Basti pensare che solo 6 regioni riescono a superare la soglia di sicurezza (95%). E 8 invece sono addirittura sotto il 93%. Ma per tutte le altre restano differenze significative tra regione e regione. Che testimoniano ancora di più l’importanza di un indirizzo unico per tutto il Paese in materia di prevenzione primaria”.

I meriti del Veneto non bastano

Ed è proprio l’analisi approfondita dei dati che per il presidente dell’Iss dimostra la necessità delle misure urgenti sancite nel decreto. “Un’esigenza che riguarda anche regioni virtuose come il Veneto, dove nel 2007 è stato sospeso l’obbligo vaccinale, costruendo un sistema di monitoraggio sulle vaccinazioni. E promuovendo un’adesione consapevole all’offerta vaccinale”. Questo sistema, però, non è riuscito a raggiungere un livello soddisfacente di copertura. E proprio sulle vaccinazioni obbligatorie, “che è infatti inferiore di oltre un punto rispetto alla media nazionale”. Sempre in Veneto, “la copertura di vaccinazioni raccomandate come morbillo, parotite e rosolia è superiore di quasi 2 punti rispetto al resto d’Italia. Ma comunque inferiore al livello critico (95%)”. E ciò succede in una regione dove c’è un’offerta vaccinale ampia e gratuita. E dove c’è una particolare attenzione a comunicazione e promozione della vaccinazione. A maggior ragione, quindi, sottolinea Ricciardi, “senza interventi mirati e omogenei sul territorio nazionale c’è il rischio di un ulteriore calo delle coperture”.

Puntare sulla volontarietà

Ma il presidente dell’Iss, al di là di quanto stabilito nel decreto, sottolinea come sia auspicabile favorire sempre un’adesione volontaria alle vaccinazioni. “Bisognerà lavorare per promuoverla, soprattutto attraverso una corretta informazione. La situazione attuale, però, è ormai ferma da troppo tempo e non si può rischiare oltre. Serve dare indicazioni precise e regole certe. La priorità, adesso, è raggiungere la soglia di sicurezza per tutti”.

 

 

 

 

 

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