La spugnetta dei piatti è il nemico da battere. No, non è una battuta alla Woody Allen. La colonizzazione batterica dell’ambiente domestico è nota da tempo. Nel quotidiano pensiamo magari che a infestare le nostre case siano le scarpe degli ospiti oppure lo scopino del water. Invece uno studio condotto in Germania e pubblicato su una rivista scientifica del gruppo Nature cerca di aprirci gli occhi sulla realtà. Dal punto di vista della presenza batterica, includendo anche gli agenti patogeni, il peggior mostro domestico non è altro che la spugnetta dei piatti.
Dal lavello al wc
In verità questa non è la prima volta che la scienza prova ad occuparsi del problema delle spugnette. Per la prima volta però le analisi sono state svolte su più campioni (28), provenienti da 14 diverse spugnette. Si tratta di analisi genetiche e di microscopia atte a evidenziare numero e varietà di batteri presenti. E i ricercatori hanno scoperto che in questi oggetti di uso quotidiano il livello di concentrazione batterica è confrontabile con quello delle feci.
Sterilizzare è inutile
Peggio ancora, sembra che i più comuni metodi di sterilizzazione non abbiano alcun effetto. I ricercatori hanno infatti confrontato spugne che vengono regolarmente sterilizzate, riscaldandole nel microonde o bollendole in acqua. Hanno così scoperto che la riduzione batterica dopo questi trattamenti non oltrepassa il 60%. Può sembrare una percentuale significativa. Ma se si pensa che stiamo parlando di miliardi di batteri al centimetro cubo è evidente che un poco più che dimezzamento di numero non sembra cambiare sensibilmente la situazione igienica del nostro lavello.
Chi sono gli infestatori
Lo studio evidenzia infatti che un pezzetto di spugna delle dimensioni di una zolletta di zucchero può contenere fino a 54 miliardi di cellule batteriche. Tra i colonizzatori più prolifici possiamo trovare i Gammaproteobacteria. Per intenderci è la stessa classe di batteri della salmonella, della peste e del colera. Non dobbiamo aspettarci però di prendere la peste mangiando nei nostri piatti. Non tutti i batteri possono farci del male. Noi stessi ne siamo pieni e ci servono per esempio per digerire il cibo. Però 5 unità tassonomiche su 10 delle 362 individuate sono risultate vicine alla classe di rischio 2, una categoria di batteri che può causare malattie nell’uomo.
Lo studio evidenzia quindi come la spugnetta dei piatti sia il peggior serbatoio batterico di tutto l’ambiente domestico.
Attenzione alle piccole ferite
Uno di questi è l’Acinetobacter, che può provocare problemi polmonari o diverse infezioni tra le quali la meningite ed è resistente a molti antibiotici. Si tratta di un batterio spesso presente negli ambienti ospedalieri, dove che minaccia la salute dei pazienti. È pericoloso solo se entra nel corpo in profondità, magari tramite ferite o ustioni. Per questo è particolarmente temuto nei reparti di terapia intensiva. Ai fornelli però ferite e ustioni non sono cose inusuali. E quindi bisogna fare attenzione.
Niente salmonella
Paradossalmente c’è anche una buona notizia. Infatti non sono stati riscontrati agenti patogeni coinvolti nelle intossicazioni alimentari come la salmonella. Questi erano in teoria ben più attesi dei precedenti. Da dove vengano questi batteri non è ancora chiarissimo. Ma poiché molti sono presenti sulla pelle umana forse siamo noi stessi a contaminare gli alimenti maneggiandoli.
I limiti dello studio
I dati dello studio destano preoccupazione. Ma gli stessi ricercatori spiegano che ulteriori studi sono necessari prima di trarre conclusioni assolutistiche. I limiti del presente studio sono diversi. Il numero di campioni analizzati è per il momento ancora statisticamente piuttosto irrilevante. Inoltre non è detto che i batteri riscontrati siano tutti attivi (vivi). Manca anche una correlazione con la concomitante igiene domestica e una stima del tasso di crescita della colonizzazione batterica. Moltissimi dei batteri trovati non sono pericolosi e altri lo sono solamente in casi particolari come appunto le ferite. Tuttavia i ricercatori ritengono che sia saggio prestare un po’ di attenzione in attesa dei nuovi studi.
Che cosa possiamo fare
Fino a prova contraria, sembra che l’unico modo per tenere sotto controllo la situazione nelle nostre case sia quello di cambiare la spugnetta con cui laviamo i piatti circa ogni settimana. Per ora e fino a quando non si troverà una efficace tecnica di igienizzazione, smettiamo di cambiarla solo quando si rompe. E magari evitiamo anche di utilizzare la spugnetta a fine lavaggio dei piatti per passare il lavello, visto che, al contrario delle stoviglie, dopo non viene risciacquato con acqua corrente.
Alberto Dalla Mora è professore associato del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano. Ha al suo attivo più di 80 pubblicazioni scientifiche di livello internazionale ed è coautore di oltre 100 presentazioni a conferenze. Ha diverse collaborazioni a progetti di ricerca finanziati dall'Unione europea nell’ambito della fotonica.