Scienza

Alzheimer, un telecomando ad ultrasuoni per agevolare le cure

L’impatto mondiale del morbo di Alzheimer e delle diverse forme di demenza senile ha raggiunto livelli allarmanti. Secondo il World Alzheimer Report 2015 ci sarebbero 46,8 milioni di persone affette da una forma di demenza. Solo in Italia si parla di 1,2 milioni di persone. Le proiezioni dello studio, pubblicato dall’Alzheimer’s Disease International di Londra, mostrano inoltre che la cifra è destinata a raddoppiare ogni 20 anni. E stimano l’insorgenza di un nuovo caso nel mondo all’incirca ogni 3 secondi. Questo avrà di certo un conseguente impatto importante sulla sostenibilità economica delle cure necessarie. Per questi motivi la comunità scientifica è attivissima sul tema, cercando sia cure innovative sia nuovi metodi per diagnosi precoci.

Ultrasuoni dall’Australia

I semplici ultrasuoni potrebbero offrire una nuova prospettiva per agevolare le cure. Questa la conclusione dello studio pubblicato da un gruppo di ricercatori australiani dell’Università di Queensland lo scorso 4 aprile sulla prestigiosa rivista scientifica Brain. Uno dei limiti degli attuali trattamenti è rappresentato dal difficile accesso al cervello dei farmaci somministrati nel sangue a causa della cosiddetta “barriera encefalica”. Questa barriera protegge il cervello dalle tossine presenti nel flusso sanguigno. Ma rappresenta anche un ostacolo per l’accesso di farmaci. Si stima ad esempio che raggiunga l’obiettivo solo lo 0.1% degli anticorpi terapeutici iniettati per immunizzare i soggetti. Con grosse ricadute sul costo dei trattamenti. Lo studio in questione mostra che gli ultrasuoni sono in grado di aprire temporaneamente la barriera. E permettono così un aumento del flusso del farmaco iniettato. Potremmo quindi a breve disporre di una sorta di telecomando per aprire al bisogno l’accesso ai farmaci.

Una cura anche per il morbo di Parkinson

Al momento l’efficacia è stata dimostrata solo su topi trattati con una scansione di un fascio ad ultrasuoni focalizzato. Emerge peraltro dalla ricerca anche la potenziale efficacia per altre patologie come il morbo di Parkinson. Nel 2015 gli stessi ricercatori avevano già dimostrato che la sola applicazione del fascio di ultrasuoni, anche senza farmaco, migliorava la salute dei roditori. Tale trattamento è completamente indolore e non invasivo. La scoperta rappresenta quindi un ulteriore importante passo verso futuri e più efficaci trattamenti delle diverse forme di demenza senile. I ricercatori ora dovrebbero iniziare i necessari trial clinici per validarne l’efficacia sull’uomo.

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Alberto Dalla Mora è professore associato del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano. Ha al suo attivo più di 80 pubblicazioni scientifiche di livello internazionale ed è coautore di oltre 100 presentazioni a conferenze. Ha diverse collaborazioni a progetti di ricerca finanziati dall'Unione europea nell’ambito della fotonica.

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