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Gli errori del professor Conte, dal Recovery Fund ai 5 Stelle

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Giuseppe Conte: cosa si definisce per errore? Quando le cose non vanno bene ci si rifugia nella spiegazione del risultato negativo attraverso l’errore. Poi, con il passare del tempo, si comprende meglio una situazione, un avvenimento.

Ad esempio, il Recovery Fund di 209 miliardi di euro è stata una polpetta avvelenata per il Governo di Giuseppe Conte. Pensava di ritornare in Patria come un eroe ed invece sono iniziate le critiche. Perché? Troppi soldi, troppi appetiti e soprattutto troppi controlli da parte di chi ha sborsato, che non è solo Bruxelles ma tutte le lobby (ed imprese sottostanti) che ivi circolano. Sarebbe stato più utile, se lo avessero permesso, lo stesso ammontare ma suddiviso: 150 miliardi in riduzione del debito e 59 in Pnrr. Probabilmente però l’Europa non lo avrebbe permesso.

Lobby fameliche e…

Allora meglio sarebbe stato non chiedere troppo ed essere accomodanti con il premier olandese Mark Rutte, molto contrario. Quello che non è riuscito a Rutte è riuscito a Roma. Infatti, le pressioni, organizzate in primis dal senatore Matteo Renzi, hanno mandato a monte il piano originale di Conte-Gualtieri. Piano in cui una buona parte degli investimenti consisteva nella realizzazione di progetti già previsti con beneficio dunque del bilancio e del debito pubblico. Il tutto, con grande disappunto delle fameliche lobby.

E qui entra il Presidente della Repubblica il cui potere è esplicitato a vari livelli, nei rapporti con l’Europa e più precisamente in veste di garante dell’osservanza dei dettami della Commissione europea, nella nomina del presidente del Consiglio e dei ministri nel segno di piena osservanza dei principi di europeismo, atlantismo, americanismo. In tempo più recente la garanzia europea si è estesa alla politica economica in virtù del Quantitative Easing ed ora con il Recovery Fund. Infatti la Commissione è molto attenta alla gestione dei fondi che presta e/o elargisce.

Cosa significa? Innanzitutto che il margine di discrezionalità/manovra di un Governo di un Paese europeo come l’Italia è molto limitato. Potremmo definire ciò sovranità limitata. Il primo errore è stato dunque chiedere ed accettare troppo. Ma il secondo consiste nel non avere subito accettato le pressioni interne ed europee sulle destinazioni dei finanziamenti (idrogeno blu, automotive, e così via …).

Gli interessi del Pnrr

Le richieste dei guastatori, dei partiti della maggioranza e di quelli dell’opposizione vanno tutte nella stessa direzione: contare, partecipare e pesare sul Recovery Plan. Perché? Esiste certamente un interesse al bene comune, anche se si può dubitare sulle capacità di prevederlo. Esiste invece un interesse più definito e tangibile a beneficiarne da parte di lobby o altri simili gruppi. Si pensi a comportamenti che possano migliorare il futuro beneficio elettorale. Come pure promesse/suggerimenti/auspici provenienti dalle lobby, dietro le quali vi sono identità ben precise con domicilio in Italia o all’estero.

In questo quadro, i condizionamenti sul Governo Conte sono stati enormi; provenienti anche dalle Regioni, dalle Città metropolitane, e come abbiamo letto dai giornali, anche in conto ai partiti della sinistra o per conto indiretto di imprese private e così via.

Il terzo errore

L’ultimo errore, il terzo, è ora di spendere il proprio patrimonio di consenso nel Movimento 5 Stelle. La votazione sullo statuto ha messo in luce lo scollamento tra base e vertice. I risultati sono indicativi sul peso politico dei 5 Stelle. A mio avviso, sulla base delle votazioni sullo statuto, il Movimento non gode che il 40% dei consensi ottenuti nelle elezioni politiche, circa il 13%. Molto probabilmente, il professor Conte si ritroverà capo di un partito, non piccolo, ma che non conterà niente a sinistra e tanto meno in Parlamento. Non si può nascere Corsari e ritrovarsi Gendarmi, con uno statuto di regole di buone maniere.

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