Piacenza

Il Gutturnio della Val Nure: Piacenza offre uno dei rossi migliori d’Italia

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Tra le valli piacentine c’è un nido, rifugio di buon gusto e passione smisurata per l’eccellenza declinata, guardando al territorio ma non solo, attraverso ottimi vini e straordinari piatti. Si tratta del “Nido del picchio”: un grande ristorante dove il già stellato chef Daniele Repetti cura cucina e cantina, mentre in sala si è “coccolati” dalla moglie Lucy Cornwell, che col suo gusto estetico ha creato un ambiente elegante e accogliente. Qui vogliono – riuscendoci in pieno – che i loro ospiti si sentano come a casa… una casa però dove sala, servizio e proposte gastronomiche sono assolutamente impeccabili.

È stato proprio in questo nido di leccornie e ispirazioni continue, dove “non esistono clienti ma ospiti”, che ho ritrovato, nella poderosa Carta dei vini che dedica un’attenta selezione alle bottiglie piacentine, il Gutturnio Superiore Vignamorello de La Tosa. Un vino che lo stesso padrone di casa consiglia, assieme ad altri, come uno dei migliori rossi delle cantine piacentine. Si tratta di un rosso fermo dalla qualità granitica, concentrato e importante ma dall’approccio immediato, che nasce dal cru del vigneto Morello: sito in posizione elevata, lì ogni anno vengono raccolte, selezionandole con cura, uve a maturità avanzata; struttura, maturità, profondità, longevità differenziano questo vino, che sosta in legno per pochi mesi, dagli altri altrettanto eccellenti prodotti della premiatissima cantina di Vigolzone.

Vini & terreni

Questo vino rispecchia in pieno la concezione che tradizionalmente vuole la Val Nure zona di rossi importanti e longevi. Oggigiorno, sulle caratteristiche dei vini prodotti, le conoscenze che abbiamo ci dicono come sia superata la divisione per vallate della provincia di Piacenza. Ma se ragioniamo di composizioni dei terreni, che pur consentono una ripartizione approssimativa, la suddivisione cambia del tutto orientamento. I vigneti dei quali parliamo oggi prosperano in un’antichissima pianura, rialzatasi nei millenni, che attraversa longitudinalmente da Est a Ovest l’intera provincia piacentina con estese lingue di terra di colore rossastro-aranciato dovuto all’ossidazione del ferro: le cosiddette “terre rosse antiche”.

Una fucina di idee

E La Tosa? È stata e continua ad essere senza dubbio un riferimento per tanti vignaioli dei nostri colli: in particolare per quelle nuove generazioni che oggi vogliono osare anche attingendo alla fucina di esperienze e idee che volentieri i fratelli Pizzamiglio condividono. Qui, dove i vigneti abbracciano la cantina e la cura maniacale per ogni pianta rappresenta la regola, il Morello prende il nome dal vecchio fondo che lo comprendeva; una quarantina d’anni fa Stefano e Ferruccio Pizzamiglio, con radici a Vigolzone ma milanesi di nascita, veri pionieri tra gli odierni viticultori piacentini, hanno iniziato a produrre alcuni vini capaci di cambiare addirittura la concezione del vino piacentino.

Vi troviamo ovviamente Barbera e Croatina (la bonarda), ma anche vitigni internazionali o la promettentissima Malvasia di Candia aromatica. L’occhio, tra queste dolci colline, è affascinato da una vegetazione verdeggiante e variegata, che contribuisce alle caratteristiche di grappoli capaci di vini con aromi ricchi e maturi per la Barbera e fruttati ed espressivi per la Croatina: immaginate cosa può nascere dalla felice congiunzione di queste due uve nel creare Gutturnio!

In classifica

Al vino Vignamorello, che si produce dal 1988, è dedicata la porzione più vecchia del vigneto: qui riesce ad ottenere maturità, profondità e calore un tempo inusuali nel piacentino. A queste caratteristiche si sommano una bella struttura, complessità, longevità e la dotazione di interessanti aromi minerali. Non è un caso, insomma, se l’autorevole Gentleman l’ha classificato tra i migliori 101 vini d’Italia (gran traguardo, se pensiamo all’enorme ricchezza vinicola italiana con regioni da favola come Piemonte, Toscana, Friuli, Alto Adige…) e di lui hanno scritto le più importanti firme mondiali che si occupano di vino.

Nel calice

Questi terreni della Val Nure, le sapienti mani dell’uomo, il clima, la disposizione dei vigneti, la tipologia delle viti – tutto ciò insomma che definisce il terroir – portano a un vino rosso rubino scuro, al naso caratterizzato da note intense ed eleganti di mora, prugna, amarena e accenni di cioccolato. In bocca poi è una vera epifania: stratificato e morbido, carnoso ed equilibrato, caldo, suadente, con un tannino straordinario e mai invadente, tutto insieme incede, sorprendentemente dinamico, per un finale lungo e succoso.

In attesa di saperne di più su questa e sulle altre valli piacentine, godetevi assolutamente l’opulento Vignamorello: ve lo propongo con una faraona ripiena, magari impreziosita da salsa tartufata; ma se siete in un luogo speciale, com’è il Nido del Picchio di Carpaneto Piacentino, sapranno suggerirvi al meglio come apprezzare questa vera perla enologica.

 









Sante Lancerio
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