Rossi e bianchi firmati Marengoni: sentiamo talvolta parlare di “vino genuino”, ma se guardiamo la provincia piacentina possiamo anzitutto pensare a “produttori genuini”. Donne e uomini attaccati alla loro terra, sulle mani i segni del duro lavoro ma con un volto che non fa trasparire i sacrifici, bensì la gioia solare di chi è orgoglioso per il frutto delle proprie fatiche.
Ebbene, se ognuno ha in mente casi perfettamente calzanti con la descrizione, oggi voglio dedicare qualche riga proprio a Lino e Flavio Marengoni, grandi amanti del vino – che è cultura, intuizione, passione e coraggio – come espressione delle tradizioni del loro territorio. Da loro, al podere Casa Bianca in Val Nure, l’accoglienza per gli ospiti è di autentico e immutabile calore, capaci come sono di raccontarti con spontanea cordialità i loro vini, concentrato di un anno di lavoro.
Da pochi mesi è scomparso il padre Silvio: con la moglie Adele, negli anni ’90 ha impresso la svolta all’Azienda agricola di famiglia, insediata in quelle stesse terre dall’11 novembre 1920 (104 anni fa), facendola diventare interamente vitivinicola. I figli già da tempo hanno saputo raccoglierne l’eredità, dandogli rinnovato slancio in simbiosi con l’ambiente che li ospita.
I loro vigneti sono tutti attorno alla cantina “così da intervenire tempestivamente” sapendo che la natura può essere leopardianamente matrigna, con le sue difficoltà e certi suoi capricci (in realtà più nostri), capaci di vanificare di colpo anni di lavoro; ma anche una natura che va capita, assecondata e soprattutto preservata: con la loro Cantina sono infatti recentemente approdati al totalmente biologico… e teniamo presente che non si tratta di una sfida né scontata né semplice, soprattutto in anni come questo 2024 di precipitazioni record.
Vini e terroir
La stretta tradizione locale proponeva vini immediati, diretta espressione del lavoro in vigna, ma sempre di più, negli ultimi anni, alcuni produttori hanno voluto e saputo puntare a vini maggiormente evoluti; tra questi, appunto, la famiglia Marengoni che a quelli tradizionali ha affiancato i vini fermi: “L’esempio di Stefano Pizzamiglio de La Tosa, con una verticale di suoi vini tra i quali Vignamorello (Gutturnio Doc Superiore: sublime!) e Luna Selvatica (Cabernet Sauvignon), ci ha aperto gli occhi, dimostrando che i vini possono durare tanto anche a Piacenza e che anche qui si possono fare prodotti importanti”, dice Lino, evidenziando una volta in più quanto sia fondamentale per i territori avere qualcuno capace di tracciare la strada precorrendo i tempi.
45mila le bottiglie e 11 gli ettari di vigneto che guardano principalmente a Ovest e Sud dalle prime colline di Ponte dell’Olio, tra i 230 e i 330 metri di altitudine. Lì le viti affondano le radici in terreni mediamente argillosi, calcarei e limosi, con poca sabbia; da quelle terre rosse antiche – distribuite longitudinalmente per la provincia e che regalano ai vini una vibrante freschezza accompagnata da grande potenza aromatica – provengono alcuni tra i più importanti vini rossi, e non solo, da invecchiamento del piacentino.
Anche Marengoni fa parte dell’Associazione Valore Valnure, nata nel 2014 per promuovere le eccellenze di una Valle dai numeri ridotti, se paragonata a quelle dell’Arda e del Tidone; nell’Associazione “la sensibilità ambientale è un dato acquisito e molti produttori – se non tutti – sono biologici”.
Cosa troviamo nel calice
Sei rossi e tre bianchi i vini proposti da questa Azienda. Rappresentano fedelmente la zona e i sapori della tradizione, ma sono anche piena espressione dello stile Marengoni: pieni, di carattere e potenti, i rossi, con struttura e maturità pur non difettando di freschezza acida; immediati, aromatici e di facile beva i bianchi. Vini che, esattamente come la cordialità dei loro produttori, invitano a finire la bottiglia: questa, al netto di qualsiasi tipo di analisi organolettica, è la vera differenza tra un “vino” e un “vino buono”.
In progetto anche una nuova etichetta grazie al recupero di alcuni vigneti.
I rossi
Gutturnio Frizzante G842, 14mila bottiglie (10 euro). Un Metodo Charmat che convince per la facilità di beva grazie all’incontro tra frutto croccante e dolce e acidità. Goloso e incisivo, è al vertice della loro produzione. Barbera e Bonarda generano questo vino ricco e concentrato grazie alla ridotta produzione per ceppo: ne conseguono volumi alcolici quasi sempre dai 13 gradi in su.
È citato, come vinoso e gastronomico, anche da Joe Bastianich (chef reso celebre da programmi televisivi come MasterChef, ma anche vitivinicoltore da circa trent’anni) e Tiziano Gaia (scrittore, regista e curatore di alcune delle guide vini più importanti d’Italia) nel loro “Il grande racconto del vino italiano” (Mondadori).
Casa Bianca Pontolliese (25 euro). Riuscitissimo blend di Barbera, Merlot, Croatina, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon robusto e fruttato. Una Igt prodotta nelle migliori annate con macerazione di 15-20 giorni e affinamento per 18 mesi in barriques e altri 6 in bottiglia. I suoi 14,5% gradi passano inosservati – almeno finché non ci si alza dalla sedia! – grazie all’armonia complessiva. La sua grande intensità lo rende adeguato per accompagnare portate sostanziose.
Interessante anche il Cabernet Sauvignon Bastiani (22 euro), dall’omonimo vitigno assieme a Merlot e Cabernet Franc. Sorso avvolgente, tannini evidenti e finale bello lungo. Completano l’offerta in rosso le letture in fermo del Gutturnio con il Riserva Farosa (12 euro) e il Superiore Migliorina (12 euro), ma anche con la Barbera Le Sorline (16 euro) che fa cemento e acciaio, offrendo un naso di rabarbaro e visciola, con china, mallo di noce e tamarindo, sorso tannico e fresco: ottima con quaglia alla cacciatora.
I Bianchi
Erede del Bianco Valnure che producevano dagli anni ’60, il cavallo di battaglia è il Colli Piacentini Valnure Frizzante: circa 9mila bottiglie annue (10 euro), blend 50% Malvasia aromatica di Candia, Ortrugo 30% e Trebbiano 20%. Un vino che loro e pochi altri ancora producono, con naso varietale e bocca aromatica e abboccata; di grande beva, chiude con piacevole nota amarognola e va assaggiato anche fuori pasto, spensieratamente.
Ortrugo dei Colli Piacentini Frizzante (10 euro). L’arcinoto frizzante, immediato, dal bel profilo floreale e la bocca morbida dotata di piacevole finale verticale: proviamolo anche con verdure in pastella. Poi ecco lo Chardonnay Lepri (12 euro), vino semplice, particolarmente fresco e sapido, per assaggiare anche uno Chardonnay da queste terre.
Se siete giunti fin qui, dovete passarli a trovare e scoprirete un familiare senso dell’ospitalità; persone naturalmente simpatiche e genuine, appunto, come i loro vini che spero di avervi invogliato a provare.