Parliamo di vini piacentini anche a dicembre? Beh, direi di sì: quello natalizio è il periodo di punta per le vendite di vino. E secondo Vinarius, l’Associazione delle Enoteche Italiane, c’è un trend positivo che conferma anche la crescita dei vini rossi: il nostro forte e i veri favoriti in questa stagione.
Sono bottiglie da scartare la mattina del 25 o da porgere ai padroni di casa che ci invitano per un aperitivo o a una cena sotto le feste. E allora ecco qualche consiglio per un presente gradito anche quando siamo ospiti, perché una buona bottiglia piacentina è sempre un bell’omaggio (ma va scelta bene, questo è l’unico problema).
Le regole del gioco
Se abbiamo una certa confidenza con chi estende l’invito, si può chiedere qualche cenno sul menù e offrire ciò che si sposa meglio con le portate, anche pescando tra le proposte che ho fatto la scorsa settimana. Attenzione però: non aspettiamoci – e non chiediamo – che la nostra bottiglia venga aperta durante la serata; non ci sono regole ferree del galateo. Suggerisco comunque di portare il vino alla temperatura adeguata (generalmente fresco o freschissimo per bianco o bollicine, e tra i 14 e i 18 gradi, a seconda della sua struttura, per un rosso); così, se i padroni di casa desidereranno metterlo in tavola, la bottiglia sarà pronta per essere stappata.
Se invece l’occasione è più formale e non ci è dato conoscere il menù, la scelta deve essere più matura e attenta; quindi è bene ricordare qualche bottiglia passe-partout, con cui è difficile sbagliare e impossibile far brutta figura.
A Piacenza? Di tutto, di più!
Con una bollicina si fa sempre centro, e il Piacentino, anche a detta delle guide più autorevoli, si sta distinguendo per ottimi metodo classico. Arvange, spumante Pas Dosé della Cantina Valtidone, per esempio: un dono che non lascia indifferenti, perché si tratta di un vino pluripremiato, perfetto per un brindisi in casa (alla distribuzione circa 25 euro).
Si può anche optare per una buona bottiglia che accompagni il dessert (lo ricordo ancora: non pensiamo a un vino secco!) e qui Piacenza offre alcune meraviglie enologiche che tengono testa ai più noti vini astigiani: penso a certe malvasie di Candia aromatica dolce. E poi ai passiti sublimi, che stanno benissimo anche con formaggi dai sapori particolarmente intensi.
Ne propongo uno fra tutti, perché vanta una storia straordinaria e mistica. Pensate che un tempo si facevano lunghe traversate fino ad Albarola sperando di poterne acquistare una mezza bottiglia lenitiva, da far bere ai familiari ammalati: si tratta del Vin Santo dell’Azienda Barattieri di Vigolzone. Considerato uno dei migliori vini dolci d’Italia, ha la “Madre” addirittura del 1823. È un vino di densa eleganza balsamica, straordinariamente bilanciata da un’acidità ancora importante (la demi-bouteille delle annate più recenti viaggia sui 45 euro)… e farete un figurone!
Una bottiglia di buon rosso non può mancare: è l’ideale per le cene nei periodi più freddi, come quelle di queste settimane. Per un Gutturnio Riserva La Ciocca, dalla bocca fresca, di buona sapidità e con un tannino vellutato, si spendono circa 20 euro. Suggerisco anche un superbo Luna Selvatica: opulento Cabernet Sauvignon de La Tosa (25 euro).
E per finire…
La regola aurea del buon convìvio definisce i vini che concludono la serata sempre come i migliori: e allora largo ai calici da meditazione! Il Vin Santo è ottimo anche a questo punto della cena, ma penso pure a rossi più complessi e di corpo, dove anche lo pseudocalore (l’alcol percepito, per capirci) è ben presente.
Qui suggerisco una Bonarda dalle colline di Bacedasco e della Val d’Arda: Il Giorgione de La Tollara, appena incoronato con il massimo riconoscimento dell’Associazione Italiana Sommelier (le quattro viti, con più di 91 punti su 100), ottima bottiglia a meno di 28 euro. È il nettare di uve lasciate appassire su graticci per poi essere vinificate in botti di legno dove avviene anche una buona maturazione: ottimo da meditazione, ma perfetto pure con formaggi invecchiati e importanti piatti di carni rosse. Per finire la serata, mi piace però citare anche un’altra bottiglia inedita e interessante: Romagnoli Cuvée 18 (circa 20 euro), dove il numero sta per la percentuale di alcol. E allora… Cincìn a tutti!