Cultura

Vittorio De Sica, un artista geniale che ha fatto la storia del cinema

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(foto di Harry Pot per Anefo, 1962)

Vittorio De Sica: esattamente 50 anni fa, il 13 novembre 1974, a Neuilly-sur-Seine, sobborgo parigino dove si era recato per farsi operare a causa di una neoplasia polmonare, moriva 73enne il grande regista e attore, che ha fatto la storia del cinema italiano e mondiale.

Per apprezzarne il rilievo basterebbe enumerare, anche se sarebbe a dir poco riduttivo, i riconoscimenti maggiori tributatigli in qualità di cineasta: 4 Oscar (SciusciàLadri di bicicletteIeri, oggi, domaniIl giardino dei Finzi-Contini), 1 Palma d’oro (Miracolo a Milano), 1 Orso d’oro (Finzi-Contini), 4 David di Donatello (di cui uno come attore in Pane amore e fantasia). Oppure, considerare la dinastia artistica a cui ha dato vita: i figli di secondo letto (lo scomparso Manuel e Christian) rispettivamente musicista e attore, la nipote Mariarosa detta Mariù stilista, i nipoti Andrea e Brando che ripercorrono le orme da regista del nonno.

Passioni private e virtù cinematografiche

Di Vittorio De Sica si sa molto anche in rapporto al privato. Parliamo delle passioni smodate per il gioco d’azzardo (che, incredibile, pare lo avesse portato ad indebitarsi) e per le donne (si è spesso parlato di figli naturali disseminati in Italia e all’estero). Ci riferiamo pure alle due famiglie da lui costituite: quella prima e ufficiale con l’attrice Giuditta Rissone e la figlia Emi, mancata nel 2021 e la seconda, a lungo clandestina, con Maria Mercader e i loro due figli. 

Del regista, campione del neorealismo, viene giustamente celebrata l’eccellenza nei tre ambiti propri del suo lavoro: la sceneggiatura (celeberrimo il sodalizio con Cesare Zavattini), la tecnica dell’immagine (con particolare attenzione al rilievo dato al secondo piano) e la direzione degli attori. È stato il maestro di coppie di interpreti e, se nessuno dimentica quella formata da Sophia Loren e Marcello Mastroianni in “Ieri, oggi, domani”, non troppi ricordano Mariangela Melato e Nino Manfredi in “Lo chiameremo Andrea”.

Vero attore e artista a tutto tondo

Vittorio De Sica attore era probabilmente meno quotato che come regista e tuttavia ha lasciato buone prove di sé anche come interprete, con più frequenti incursioni nel genere della commedia (come la tetralogia del maresciallo Carotenuto in compagnia di Gina Lollobrigida, Marisa Merlini, Sophia Loren, Lea Padovani, Carmen Sevilla e l’immarcescibile Tina Pica) pur senza disdegnare ruoli drammatici (per tutti, l’impostore che si redime ne “Il generale Della Rovere” di Roberto Rossellini).

A noi, però, piace ricordarlo con un suo cammeo televisivo, nella Canzonissima 70 condotta con Raffaella Carrà da Corrado. Ospite della puntata di sabato 28 novembre, dopo avere scherzato con il presentatore e la showgirl, si esibì per lo sterminato pubblico del Programma Nazionale (attuale Rai1) nella recita di una poesia di Salvatore Di Giacomo, il grande poeta e drammaturgo che è stato uno degli autori dell’epoca d’oro della canzone napoletana. “Lassammo fa’ Dio” è una prova d’attore breve (De Sica la fece ancora più contratta), ma a noi sembra che illustri perfettamente (anche per la sua venatura sociale) l’eclettica personalità artistica di questo orgoglio italiano della settima arte che da 50 anni manca al Paese, nonostante i suoi capolavori ci facciano sempre preziosa compagnia.

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Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

1 commento

  1. Grazie, Corrado.
    Adoro da sempre DeSica unico come attore e come regista, anche nei film minori.
    Il mio preferito è Il Generale della Rovere dove dà prova di essere un grande e versatile attore. Non lo conoscevo come declamatore di poesie napoletane e ti ringrazio di averlo proposto. A presto, con il prossimo articolo.

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